Il castello
R
ispetto alla seconda metà del primo millennio, l'inizio del secondo offre un quadro generale della situazione dell'Italia centrale relativamente più stabile in cui le signorie locali possono costruirsi e gestire i propri latifondi. Così è anche nella valle del Ventia, dove si hanno testimonianze dei signori locali, delle loro tenute e dei borghi fortificati usati per proteggere i beni e le persone.Una prima testimonianza scritta del castello di Fibino risale al 1056 quando Rainerio "Iohannis", insieme alla moglie Rangarda "que Bella vocatur"(detta Bella), dona al monastero di S. Maria Val di Ponte per la salvezza dell'anima propria e dei propri parenti tutte le loro terre in località "Sarappi" o Galgata nel territorio di Gubbio che comprendono il "castello et ecclesia Sancti Pauli que intus est edificata et cum omnibus su is pertinentiis cum casis, vineis, ortis,... aquimolis,..."(castello e la chiesa di San Paolo edificata all'interno, con le sue pertinenze, con case, vigne, orti... mulino ad acqua...) che si trovavano entro i seguente confini: Primo lato il fiume Ventia, il secondo "rivus de Collcillo" risalendolo fino all' "ecclesiam S. Salvatoris", poi diretto da "plano Genacu" si giunge a "Monte de Saponari" e si ridiscende fino al Ventia(1)*1. Il perimetro descritto è ovviamente quello del territorio di Fibino, la chiesa di S. Paolo è quella nel castello mentre l'altra chiesa di S. Salvatore è nel suo territorio nei colli a nord.
Nel 1064 altri membri della stessa famiglia, Pietro, Raniero("Raginerius"), Giovanni figli di Guinizo e Burga moglie di Pietro, donano ancora al monastero di S. Maria in Val di Ponte l'intera loro porzione di proprietà nel "castello qui nominatur de Raginerius"(castello detto "di Raginerius") con la terra dentro e fuori al castello, con la sua chiesa e le sue pertinenze. Anche questo documento si riferisce al castello di Fibino e alle proprietà annesse; il castello viene chiamato con il nome "de Raginerius", cioè il capostipote di famiglia, (1)*1.
Una successiva donazione dei beni di Fibino al monastero di S. Maria è del 1210 è fatta da "Morico filius quondam Ugolini de Galgata"(Morico del fu Ugolino di Galgata)(2); il monastero di S. Maria quindi ottiene il pieno possesso della chiesa, del castello e del territorio di Fibino (o almeno della parte maggioritaria); i beni vengono poi concessi in enfiteusi ai membri delle stesse famiglie dominanti.
Il nome di Fibino compare per la prima volta nel 1171 nei nomi "Ranutius, Fasone et Savere de Fiblino", testimoni di un'autenticazione di una copia di un contratto e nel 1188 nei nomi di "Tafuro et Rambocto et Qualterius de Flebini", testimoni nel documento con il quale si concede l'affrancazione agli uomini del vicino castello di Colciello(1).
Oltre al monastero valpontese di S. Maria, il gruppo familiare più importante e più documentato in Fibino, è quello dei fratelli Oddo e Leonardo figli di Tafuro ("de Flebini") e dei loro discendenti; anche i signori del vicino Caristello nell'eugubino(2)*2 sembrano avere degli interessi in zona, forse legati famigliarmente ai primi.
"L'anno 1217 ardeva fra i nostri di Gubbio, e quelli di Perugia una guerra crudele, che accesa per gelosie, e considerazioni politiche solite, massimamente ne' tempi torbidi d'all'hora, in ciascun'angolo d'Italia a nascere fra' popoli confinanti, andò a poco a poco crescendo al crescere delle offese, delle pretensioni, e delle speranze dall'una, e dall'altra parte.", "Fra queste turbolenze intestine, erano trameschiati particolarmente i Conti di Santa Christina con altri Conti, e grandi della Città in molto numero, i quali o per migliorar condizione, o per assicurarsi dall'imminenza del pericolo, deliberarono di gittarsi alla protezion di Perugia col cui Contado confinavano i loro Castelli, e Domini, allettati dagl'inviti, e dalle promesse, che facevansi loro d'assistenza, e d'aiuto.", "Fattasi poi a' Gubbini qualche apertura per la pace, e richiesti a consentire, che arbitrasse sopra le differenze fra essi, e Perugini Pandolfo di Figura, Console di Roma, e Podestà della stessa Città di Perugia...". Gli eugubini si pentono della fiducia riposta in Pandolfo perché "Il Laudo poi, che da Pandolfo si diede il di due di Decembre 1217, fu così iniquo, e così stravagante, come può vedersi dagl'instrumenti originali, che si conservano negli Archivi publici di Gubbio, e di Perugia;". Secondo quanto stabilito dal lodo di Pandolfo, gli eugubini devono cedere in perpetuo alla città di Perugia numerosi castelli, tra i quali quelli "di Colcelle[Colcelli], di Febino e di Codale con tutte le loro Corti, Tenute, e Distretti, e tutto ciò che Gubbio possedeva da quei confini nella parte verso Perugia."(3). Febino quindi in un primo momento si tradisce Gubbio e si schiera con Perugia; tra le ragioni che spingono i nobili di Febino e altri a passare con Perugia, è il fatto di essere di parte Guelfa quando Gubbio era Ghibellina(4).
Nel 1232-34 "Uguccione Guidonis"*3 e il figlio Avultrone, con la complicità di Leonardo "Tafuri de Fiblino" (e/o di Carestello), sono accusati di aver saccheggiato e occupato il castello di Galgata, per metà soggetto alla canonica di S. Mariano di Gubbio e per metà al monastero di S. Maria in Val di Ponte. I dettagli della vicenda non si conoscono, ma Uguccione è certamente in cattivi rapporti con la canonica di Gubbio sin dal 1213 e con il comune di Gubbio dal 1217. Sono chiamati a giudicare i fatti il vescovo e il preposto tifernati e il priore della chiesa di S. Fortunato di Città di Castello. Il sindaco della canonica di S. Mariano di Gubbio, Gratia, esige un cospicuo risarcimento per i danni cagionati agli uomini e al castello di Galgata. I giudici ammoniscono gli imputati di non essersi fatti trovare durante il recapito di una prima lettera di citazione e di non essersi presentati in giudizio. La sentenza non si conosce ma si sa che per pagare i danni "Uguccione Guidonis" deve dare in pegno due suoi terreni presso Galgata; Leonardo Tafuri di Fibino viene scomunicato per contumacia(5) e, anche se non se ne ha notizia, probabilmente deve aver contribuito a risarcire una parte dei danni(2)(per la storia completa vedere Castello di Galgata).
A differenza di quanto avviene nel vicino castello di Colcello, i signori di Fibino restano legati a Gubbio tanto che ramo familiare Oddo-Bonconte, figli di Leonardo Tafuro, dovevano essersi trasferiti in questa città per lavorare nelle sue istituzioni.
Nel 1237 Oddo Leonardi (di Tafuro) partecipa come testimone per il comune di Gubbio, al patto di alleanza con il comune di Rocca Contrada e nel 1251, sempre Oddo, è il primo nell'elenco dei testimoni nel trattato di alleanza tra Gubbio e Fabriano(2).
Nel 1251 il Rettore del Ducato di Spoleto, incaricato dal pontefice di soprintendere sulle questioni Umbre, giudica iniquo l'arbitrato di Pandolfo del 1217 e sentenzia il ripristino del possesso dei castelli alla città di Gubbio(3).
Nel 1254 Bonconte Leonardi (fratello di Oddo e nipote di Tafuro) è nominato capitano del castello di Metula (che si trova tra Sassoferrato e Cagli)(2); nel 1257 "Oddone de Fibbino et Ranucio de Serra" sono delegati dal comune di Gubbio di pagare un fitto al rettore del Ducato di Spoleto(2)(5).
Nel 1257 si riaccende il conflitto tra la Gubbio Ghibellina la Perugia Guelfa; nel 1258 i nobili dei castelli che nel 1217 si erano schierati con Perugia, tornano di nuovo sotto la sua giurisdizione, compreso quello di Colcello e, forse provvisoriamente, anche quello vicino di Fibino. Irritata dal tradimento le genti di Gubbio compie azioni di ritorsione contro i nobili dei castelli ribelli(3).
Nelle liste delle comunità perugine del 1258, 1260 e del 1282 è presente Colcelli, ma non Fibino(2).
Con il lodo Valcelli del 1259 si raggiunge un secondo accordo che avrebbe dovuto concludere il conflitto tra le due città; il lodo assegna a Perugia Colcello e altri castelli ma non Fibino(2)(3). Oddo Leonardi (de Fibino) prima partecipa nella costituzione di un procuratore per il comune di Gubbio nell'ambito del lodo Valcelli, poi è uno dei quattro consiglieri convocati dal podestà di Gubbio per decidere quale risposta dare al sindaco del comune di Perugia che chiedeva, in applicazione del lodo, la consegna dei castelli di Fossato e di Castiglione Aldobrando(2).
Nel 1260 il rettore della chiesa di S. Salvatore (di Fibino), d. Giovanni, è nominato arbitro nella controversia tra i fratelli Suppolo e Andruccio "Rainerii Oddonis" di Fibino e "d. Perus", arciprete della "plebs Ventie"; nel lodo viene stabilito che i diritti di possesso su dei beni della pieve, che Oddo (nonno di Suppolo e Andruccio) a suo tempo aveva ricevuto attraverso una permuta da un "d. Iagnem" (forse il precedente amministratore della pieve?), devono essere rivenduti all'attuale arciprete della pieve, il sopra citato d. Pero(2).
Nella seconda metà del XIII secolo, il procuratore della canonica di S. Mariano di Gubbio e della chiesa di S. Salvatore di Fibino, di pertinenza della detta canonica, presenta una petizione al vescovo di Gubbio contro Andruccio e Suppolo Rainerii "de Fiblino" accusandoli di aver occupato e danneggiato le terre della chiesa di S. Salvatore, di essersi appropriati dei beni e dei frutti e di aver impedito ai contadini di lavorare le terre; si dice che tale aggressione è avvenuta perché il priore e il capitolo della canonica si erano opposti alla nomina del figlio dodicenne di Suppolo a rettore della chiesa di S. Salvatore(2).
Nel 1263 Oddo Leonardi de Fiblino della fazione Guelfa è nominato podestà della città di Gubbio(2)(6), mentre capitano del popolo è il ghibellino Boso di Guido Raffaelli; assieme inviano un'ambasceria al pontefice Urbano IV per offrirgli la soggezione di Gubbio e chiedere perdono d'essersi alleati con i nemici della Chiesa; il papa offre il suo assenso a che Gubbio riabbia i castelli perduti e andati con Perugia(9)*4. Sempre in quest'anno Oddo affida la custodia dei "castri Montis Vecchi, Palatii Leççe, castri Matule" (quest'ultimo evidentemente non più retto dal fratello Bonconte). Oddo esegue un pagamento per un servizio prestato al comune dal fratello Bonconte e concede una cittadinanza(2)(6).
Nel 1267 Oddo Leonardi insieme ad "alii de consilio", è tra i testimoni presenti alla nomina di un procuratore per il comune di Gubbio per trattare con Cagli la questione di Montesecco(2).
"Nell'anno 1271 ribellaronsi i Fibinesi, unitamente a quelli di Colcelli. Vi fu dall'Abate [di S. Maria] mandata la forza armata per reprimerli, e vi si pose la guardia, che a carico dei ribelli molto tempo vi stette". La vicenda inizia sul finire del 1270 quando nei registri del monastero di S. Maria in Valdiponte sono annotate spese per delle corrispondenze con Gubbio e Coccorano e per il pagamento di "bailitores" da affiancare ai "capitanei" che, reclutando uomini per ville e castelli vicini, dovevano andare in aiuto per la causa di Fibino è negli anni che seguono queste annotazioni di spesa si moltiplicano. Nel 1271 si provvede nuovamente al pagamento di due "bailitores" per andare per ville e castelli del territorio perugino e, a nome del podestà e del capitano del popolo di Perugia, ordinare agli uomini di recarsi a Febino in aiuto dell'abate di S. Maria di Valdiponte. Il 23 gennaio 1272 sono in fine destinati "2 soldi e 6 denari a coloro qui custodiunt Fiblinum"(2 soldi e 6 denari coloro che fanno guardia a Fibino) per una settimana. Nei fatti sembra certo un intervento del comune eugubino in favore dei rivoltosi di Fibino che in questi anni doveva essere sotto la sua giurisdizione. Altrettanto certo è il forte appoggio dei perugini alla causa del monastero valpontese e il coinvolgimento dei conti di Coccorano che, almeno all'inizio, appaiono ostili alla signoria del monastero(7)(8). Pur mancando i dettagli di quanto è avvenuto, le conseguenze sembrano compromettere il destino di Fibino, mentre Colcelli continua a rimanere con Perugia.
Nel 1277 Oddo Leonardi e il figlio Angelo sono tra i testimoni degli appelli del procuratore del comune di Gubbio al rettore del Ducato di Spoleto(2).
Nel 1280 in una memoria difensiva finalizzata a comprovare i propri diritti sul contado, il comune di Gubbio dichiara di NON voler avanzare diritti su alcuni domini e castelli, tra cui i "domini et nobiles de Fiblino"(7); nello stesso anno in settembre, nel documento d'appello presentato dalla città di Gubbio alla sentenza del Rettore del Ducato di Spoleto, tra i nobili che si ritiene di dover essere sotto la giurisdizione di Gubbio si citano i signori di "Fibblino"(6). Queste due testimonianze sembrano contraddittorie, ma possono essere spiegate se si pensa che il secondo appello era necessariamente più pretenzioso perché serviva a rimediare a una prima richiesta troppo accomodante e a una sentenza eccessivamente penalizzante.
Nel 1285 Suppolino "Rainerii Oddonis de Fibino" e suo fratello Andruccio sono allibrati per 500 libre nel comune di Perugia(2)(10).
Sul Finire del XIII secolo i fratelli Pucciarello, Cossa, Cechus e Manno Suppolini (di Rainerii Oddonis) de Fibino sono tra gli homines di Porta S. Angelo di Perugia partecipanti alla spedizione "contra intrinsecos asisinates"(contro quelli in assisani)(2).
Nel 1304 il Duca di Spoleto e Rettore della Terra degli Arnolfi, General Deputato per la Sede Apostolica, riconosce l'indipendenza di Gubbio e la giurisdizione sui luoghi e i nobili del suo distretto a eccezione però del castello di S. Cristina e altri tra i quali quelli di Colcello e Fibino; invero negli anni successivi i signori di Febino tra quelli che torneranno sotto comune di Gubbio(3); cosi più tardi tornerà con Gubbio anche Colcello.
Nel Libro Rosso dei nobili perugini di Porta Sole del 1333, sono in lista i fratelli "Cossa et Pucciaptus filii Suppoliniui de Fibino et fratres eorum"(Cossa e Pucciarello)(11).
Nel 1370 Perugia e il Papa trovano un accordo di pace e Perugia si impegna a riconoscere e amnistiare i suoi fuoriusciti ed esuli; tra questi sono menzionati i fratelli Francesco e Andreuccio da Fibino(12).
Tra il 1389 e il 1396 sono registrati allibramenti di tre forestieri di Fibino (non si sa chi), cioè dei soggetti che non risiedono nel comune perugino ma che hanno beni nel suo contado(10). Questo conferma l'avvenuto ritorno di Fibino nel comune di Gubbio.
In un contratto del 1390 si menzionano come testimoni due figli di Cossa, "Andrutius Cosse voc. Liardo de Fibino et Johannes Cosse de dicto loco". Nel 1417 si ha un testamento di "Dna Bartolomea uxor olim Francisci Cossie de castro Fibini" (Donna Bartolomea vedova di Francesco Cossia di Fibino) e, nello stesso anno il figlio "Nannes Francisci Cossie de Fibino" viene eletto arbitro in una controversia(6).
Nel 1431-32 un "Francischus Nannis de Fibino" (Francesco figlio di "Nannes") è capitano di "castri Carpiani" e nel 1435 "Vir Francischus de Fibino" è capitano di "castri Galgate"(6).
Si hanno le ultime notizie del ramo dei nobili di Febino 'urbanizzati' (con lo stemma dello scudo tagliato in oro con un'aquila, e in azzurro con un correggiolo rosso) nella seconda metà del sec. XVI, con un "Asdrubale Conte di Febino" Capitano, un "Orazio Febini" gonfaloniere di giustizia per quattro volte dal 1557 al 1577(4) e "Gio: Francesco di Piero di Michelangelo Conte di Febino" sposato nel 1552 con "Calidonia di Gio: Benedetto Nuti" e il loro probabile figlio condannato alla decapitazione per duplice omicidio nei primi anni del sec. XVII(3)(4).
Da un censimento del 1567-68, nella parrocchia di Febino si contano 25 famiglie; nella descrizione dello Stato d'Urbino e del suo governo nel 1623, tra i luoghi della città di Gubbio che per statuto hanno il titolo di castello sono elencati Galgata, Febino e Colcelli(15).
Tra i sec. XVI-XVII, i conti e fratelli Giambattista e Flaminio Ubaldini di Montefiore di Urbino (a nord-est di Città di Castello), hanno in concessione dal monastero di S. Maria la contea di Febino; quando nel 1627 i conti si uccidono tra loro, tutto torna al monastero(13)*5.
Nel 18 luglio 1652 il proprietario di buona parte del territorio circostante Francesco Cenci, la cui famiglia si era affermata in zona sin dal '500 e il cui fratello Angelo è il bisnonno di Don Pio Cenci, letterato storico eugubino, avvia una vertenza a nome delle comunità di Febino e Colcello contro il comune di Gubbio per far valere il diritto concesso dai Duchi d'Urbino di esenzione da ogni dazio e gabella; Francesco raccoglie documenti e testimonianze di persone che hanno vissuto o vivono nella zona senza però avere interesse in causa non avendo proprietà o beni in loco. L'esito della vertenza non si conosce ma i carteggi sono stati conservati dalle autorità, come chiesto da Francesco, a riprova di tali diritti anche per gli anni a venire(14).
Nel 1685 "Castrum Febini" è elencato nello statuto tra le ville e i castelli dell'eugubino(6).
Da censimenti pontifici, in Febino (e probabilmente Colcelli) nel 1708 ci sono 198 anime, nel 1782 ci sono 185 anime; nel 1833 la popolazione di Febino e Colcelli è di 227 abitanti(15).
Nelle vicinanze di Fibino è testimoniata la presenza nel tempo di almeno tre mulini: uno al confine con Colcello (dal 1056 al 1271), un secondo al confine con Galgata (dal 1054 alla metà del XX sec.)(vedere Molino di Galgata), e di un terzo se ne vedono ancora i resti non lontani da Fibino (vedere Molino di Febino).
Nel sunto dello stato di Febino nel 1979 della fonte (6), si legge: "Del castello antichissimo di Febino oggi non restano che ruderi maestosi che lasciano intravedere una possente costruzione, su cui è addossata la vecchia chiesa da pochi anni 'scaricata'."
Oggi il castello è gravemente in rovina e infestato dalla vegetazione, il campanile della chiesa è ancora in piedi ma non si sa per quanto tempo, la chiesa non è più riconoscibile.
Le chiese
Chiesa di San Pietro e Paolo di Febino. Le prime notizie della chiesa di Fibino si hanno nel 1056 e 1064 quando membri della famiglia "de Raginerius" offrono, insieme alle altre proprietà, la "ecclesia Sancti Pauli que intus [nel castello] est edificata"(la chiesa di S. Paolo dentro il castello edificata), al monastero di S. Maria di Valdiponte(1). Con questi atti la chiesa di S. Paolo di Fibino, dalla mano laica passa a quella di un ente religioso.
Nei contratti di concessione enfiteutica degli immobili nel territorio e nel castello di Fibino del 1205, 1206 e 1236, il monastero valpontese esclude esplicitamente la chiesa di S. Paolo posta nel castello; nel 1206 si specifica che a essere esclusa è la chiesa con le decime e le mortuarie(2).
In un contratto del XIII sec., nell'elenco dei beni ricevuti (in concessione?) da un "d. Rialis" nel castello di Fibino, si descrivono la torre e un casalino adiacenti alla "cellam ecclesie S. Pauli de Fiblino"(2).
Nel 1333-34 sono registrati i pagamenti delle decime alla diocesi eugubina da parte del rettore "dompno Iohanne" per le "ecclesiarum sancte Floris de Monte Flore et S. Pauli de Fibino"(6)(16).
Presumibilmente nel sec. XV e XVI la chiesa di S. Paolo è prima dedicata ai SS. Apostoli Pietro e Paolo, e lasciato del tutto l'antico titolo di S. Paolo, viene chiamata di S. Pietro di Febino. Il Cardinale Cesi accorda ai Febinesi la scelta e la nomina del parroco per gratificarli di aver prestata la mano d'opera nella riedificazione della nuova chiesa; lo stesso Cardinale assegna al Parroco una Congrua (un integrazione alle rendite derivanti dal'ufficio amministrato)(13)*6. La nuova titolazione della chiesa dipende certamente dal fatto appunto di essere stata rifondata.
Dalla carta del Georgii, nell'anno 1570-74 in Febino è elencata la Parrocchia di S. Pietro(17).
In una breve del 1580 si legge: "Nel castello dei figli di Azzo o Atto [Castelfidatto] esisteva una Chiesa dedicata a S. Apollinare. La Parrocchia il 9 marzo 1580 fu divisa e data parte al parroco di Febino, parte a quello di Piccione e parte al parroco di S. Maria 'in vigna magna' presso il monastero di Montelabate"(6).
Il parroco della chiesa di S. Pietro di Febino risiedeva in una casa che i conti Giambattista e Flaminio Ubaldini di Montefiore di Urbino avevano in concessione dall'abate di S. Maria fino al 1627(13)*5.
Nei quaderni scritti nel 1635 da Don Otello Marrani, si ha una descrizione dello stato della chiesa di S. Pietro*7.
Nel 1734, dai racconti del vecchio padre, un testimone in un processo ricorda, tra le altre cose, che "Il parroco di Febino diceva la Messa una domenica a Febino, una domenica a Colcelli e un'altra a S. Apollinare di Castel Fidatto"(6).
Nella seconda metà del sec. XIX, tra le cinquantadue parrocchie eugubine v'è anche quella di Febino e Colcelle(4).
Nel 1941 la diocesi di Gubbio svolge un censimento delle campane negli edifici di culto esistenti. Il parroco di Febino comunica che in Febino la chiesa aveva due campane di circa 80 e 15kg, in bronzo e databili al 1500 circa, a Colcelli una di circa 20Kg e a I Camperi la campana era di 5Kg(18).
Nel 1986 si ufficializza quello che certamente da alcuni decenni era già in essere e cioè l'estinzione della parrocchia di "S. Pietro e Paolo in Febino, nota anche quale prebenda parrocchiale di S. Pietro in Febino"(19).
Chiesa di Sant'Angelo. Le notizie sulla chiesa di S. Angelo sono poche e non è chiaro se effettivamente era in Febino o in Galgata. Come dipendente dal monastero di S. Maria in Valdiponte, questa è descritta "Nel territorio di Castelfidatto, di rimpetto al Castello di Febino"(13).
Nel 1333-34 sono registrati i pagamenti delle decime alla diocesi eugubina da parte del rettore "dompno Hermano" per la "ecclesie S. Angeli de Fibino"(6)(16).
Dalla carta del Georgii, nell'anno 1570-74 in Febino è elencate la chiesa di S. Angelo in rovina(17).
Nel 1936 la si ricorda "a' nostri giorni ancora conservasi il nome, e se ne veggono le vestige in mezzo ad un'opaca selva di grosse querce ed altissimi cerri."(13) (vedere le note in Castello di Galgata).
Chiesa di Santa Fiora. La località di Monte Fiore è a cavallo tra i territori di Fibino e di Carpiano
La chiesa di "S. Fiora in Montefiore" era dipendente dal monastero di S. Maria in Valdiponte; di lei non si sa molto, si conoscono il rettore dompno Guidone nel 1186 e il Monaco e Rettore dompno Deotacco nel 1252(13).
Nel 1333-34 sono registrati i pagamenti delle decime alla diocesi eugubina da parte del rettore "dompno Iohanne" per le "ecclesiarum sancte Floris de Monte Flore et S. Pauli de Fibino"(6)(16)*8.
Nel 1936 di questa chiesa si dice che "più non esistono neppure le vestigie."(13).
Chiesa di San Salvatore. La chiesa di S. Salvatore si trovava sicuramente presso la località de I Camperi (vedere Chiesa de I Camperi)*8.
Ricerca e Sintesi
Strade e posti
Fonti
(1) Le più antiche carte dell'abbazia di S. Maria Val di Ponte.
(2) Repertorio delle famiglie e dei gruppi signorili nel perugino e nell' eugubino tra XI e XIII secolo.
(3) Delle lettere del signor Vincenzo Armanni.
(4) Memorie e guida storica di Gubbio.
(5) BDSPU - Regesto delle pergamene della Sperelliana di Gubbio.
(6) Castelli, palazzi fortificati, fortilizi, torri di Gubbio dal secolo XI al XIV.
(7) Le signorie rurali nell'Umbria settentrionale. Perugia e Gubbio, secc. Xl XIII.
(8) Protesta e rivolta contadina nell'Italia medievale.
(9) BDSPU - Le relazioni fra Gubbio e Perugia nel periodo comunale.
(10) Città e territorio tra medioevo ed età moderna.
(11) Documenti di storia perugina.
(12) La ribellione di Perugia nel 1368 e la sua sottomissione nel 1370.
(13) BDSPU - Santa Maria di Valdiponte.
(14) "I colorati Quaderni di Don Otello Marrani"/(Post fb di Leonardo Clementi e testimonianze di Paolo Cenci).
(15) La popolazione della diocesi di Gubbio in una carta topografica del XVI secolo/Della zecca di Gubbio e delle geste de Conti, e Duchi di Urbino/La popolazione dello Stato Romano (1656-1901)/Riparto territoriale dello Stato Pontificio a tutto l'anno 1833.
(16) Rationes decimarum Italiae.
(17) Atlante geografico del territorio di Gubbio nel '700.
(18) 1769 Documenti sulla fusione del campanone.
(19) Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana n269 del 1986.
Note
*1 I documenti del 1056 e del 1064 hanno annotato (sec. XII) nel retro "Carta de Fiblino".
*2 Nelle vicinanze del Ventia ci sono due località chiamate Carestello: una nel perugino a 1km a nord-est di Casa del Diavolo (descritto da Belforti-Mariotti in Monte l'Abbate), l'altra nell'eugubino a 3,3 km ad ovest di Colonnata (tra Piccione e Ponte d'Assi); la fonte(2) sembra non far distinzione tra le famiglie dei due insediamenti.
*3 "Uguccione Guidonis" è coinvolto nelle vicende di due ben distinte località, Castel d'Arno (assisana-perugina) e Galgata (eugubina); la fonte(2) suggerisce essere due persone omonime ma in verità la stessa fonte(2) attribuisce a questo personaggio eventi che si riferiscono ai due castelli che combaciano al punto da avere una ragionevole certezza di credere che fosse la stessa persona; Uguccione sembra chiaramente di origini arnati/assisane, forse in Galgata i beni erano acquisiti, forse con matrimonio, fatto sta che dopo la sua morte il figlo Avultrone risiede in Castel d'Arno, il figlio defunto Guido e le altre sue "nobiles mulieres figlie" in Galgata(2).
*4 La fonte(9) afferma che il Papa RESTITUISCE i castelli a Gubbio, ma è evidente che il suo è solo un assenso ad un auspicio dato che l'effettiva risoluzione in tal senso si ha dopo diversi decenni.
La stessa fonte ritiene inspiegabile la presenza di due feudatari eugubini come potestà e capitano invece di due nobili di altra città come esigeva lo statuto; è probabile che in questo modo le due fazioni cittadine abbiano raggiunto un compromesso per insediare i loro esponenti.
*5 Questi fatti sembrano smentiti in ('La Contea di Montefiore' di Stefano Lancioni) che data il fratricidio all'anno 1581.
La veridicità della concessione fatta ai conti di Montefiore d'Urbino della contea di Febino, non è ne smentibile ne confermabile; riscontri non l'ho trovati ne in ('La Contea di Montefiore'), ne in ('La Contea del Fumo').
E' possibile che la fonte(13) abbia confuso i signori di Montefiore con altri che abitavano un un'omonima località di Montefiore che si trova poco a nord di Febino.
*6 La fonte(13) è molto sintetica e poco precisa e manca di indicare le date e di chiarire a quale cardinale ci si riferisce (Federico Cesi, Ottavio Cesi, Paolo Emilio Cesi, Federico Cesi, Pierdonato Cesi, Angelo Cesi, Bartolomeo Cesi, Angelo Cesi, Federico Cesi; sono tutti Abati commendatari di S. Maria e diversi anche cardinali dal sec. XVI all'inizio del sec. XVII (wikipedia)).
*7 "Chiesa di S.Pietro di Febino (26 ottobre 1635), Don Otello Marrani. La Chiesa è lunga 30 piedi e larga 16 e alta 14 e mezzo circa. Il pavimento è di mattoni. Le sepolture sono 2, in mezzo alla Chiesa. La porta è una. Nell'altare maggiore non si conserva il Santissimo Sacramento e non c'è il tabernacolo. Il quadro dell'altare non c'è. Ma dipinta sul muro c'è la Madonna col Bambino, e ai lati, sul muro c'è San Pietro e San Paolo e inoltre, a destra San Nicolò e a sinistra San Martino. La mensa dell'altare è di pietra. Paliotti ve n'è uno di [...] con l'immagine di San Pietro. Davanti all'altare c'è una lampada di ottone che si accende solo in alcune feste dell'anno. Il 2° altare è a sinistra dell'altar maggiore, distante da esso 10 piedi. [...] c'è il tabernacolo e vi si conserva nella quaresima e nelle 1e domeniche del mese. Il quadro dell'altare è di tela con l'immagine di Sant'Antonio. Padrini di questo altare sono i confratelli del Santissimo Sacramento. In questo altare si celebrano 2 uffici l'anno. All'altare maggiore vi sono dipinte sul muro: la Madonna, San Rocco, San Martino, la Madonna di Loreto, un altro San Rocco e Sant'Andrea."(14).
*8 Di preciso non si sa dove fosse la chiesa di S. Salvatore, io immagino presso la località de I Camperi, forse dove anche oggi è la chiesa sconsacrata del borgo; a sud-ovest di questa località, una croce di legno ricorda la presenza del cimitero.
Poco distante da I Camperi, a Nord-est c'è Monte Fiore. La fonte(6) dal 1217 al 1477 riporta notizie della presenza in Monte Fiore di un omonimo insediamento definito "villa", ad eccezione che nell'arbitrato del 1217 in cui è da Gubbio ceduto a Perugia come "Castrurn Montis Floris"; anche dalla fonte(13) è definito "Castellare di Montefiore" in un contratto del 1252 di permuta di alcune terre; la vetta di questo monte si trova a cavallo tra Fibino e Carpiano, nel 1477 "Villa Montis Floris" risulta far parte del distretto di Carpiano(6).
A nord dalla cima di Monte Fiore v'è un altopiano con un insediamento oggi chiamato "C. Monte Fiore" (coordinate GPS 43.248723, 12.513127); quest'altopiano potrebbe essere quello che nel 1056 viene descritto lungo perimetro di confine del territorio di Fibino, cioè che dalla "ecclesiam S. Salvatoris rectum [arriva] in plano Genacu"(1); l'odierno vocabolo Monte Fiore potrebbe essere quello dove un tempo era la villa (o il castello) e probabilmente anche la chiesa di S. Fiora in Monte Fiore; è giusto precisare che nel territorio di Gubbio v'è un'altra località chiamata Montefiore (coordinate GPS 43.291097, 12.635849) con vicino la chiesetta (o oratorio) della Madonna (o S. Maria) di Montefiore (coordinate GPS 43.288176, 12.634399) e non è da escludere che in alcuni casi è a questa che fanno riferimento alcune fonti.
A 500m a sud-est della cima di Monte Fiore, nelle carte topografiche IGM è indicata una croce che simboleggia la presenza di una qualche struttura religiosa (coordinate GPS 43.241263, 12.518513), è forse questo il punto dov'era la chiesa di S. Fiora? v'ho fatto un sopralluogo ma non ho trovato nessun indizio della presenza di un edificio, solo delle macerie 150m più a sud.