Indice

  • Eremo di Santa Maria del Sasso
  • La corrente dei fraticelli dissidenti "de opinione" di fra Michele Minorita

Eremo di Santa Maria del Sasso

I

n diversi testi si sostiene che i fraticelli dell'eremo di S. Maria del Sasso di Monte Malbe fossero della regola della corrente dissidente francescana michelista detta "de opinione" ma questo non sembra corretto e di certo almeno in origine non potevano esserlo se non altro perché ci sono prove della loro presenza in Monte Malbe diversi decenni prima del Manifesto dell'Ordine dei Minori convocato a Perugia nel 1322 dal Generale dell'Ordine fra Michele dal quale ha inizio appunto questa 'eretica' corrente; un altro ramo dissidente francescano antecedente a quello Michelista e che dapprincipio era tollerato, era quello dei frati Zelanti o Spirituali; quando poi anche questa corrente viene bandita, sotto la guida carismatica di Clareno prende il nome di "fraticelli de paupere vita" o semplicemente fraticelli. Va aggiunto che nelle testimonianze esplicitamente riferite ai fraticelli di Monte Malbe, i religiosi non vengono mai associati all'Ordine francescano, ma quello agostiniano.

Le origini

A conferma dell'origine incerta e 'irregolare' dei fraticelli di Monte Malbe, è la narrazione che vuole che "Perugia non fosse infestata in questo secolo [seconda metà del sec. XIII] nè da Catari nè da Paterini" ma "Vi furono probabilmente [...] i Fraticelli, che in parecchi offici furono adoperati dal nostro comune nel secolo seguente [sec. XIV]; ma da una dissertazione del dottissimo monsignor Garampi si apprende che i nostri, almeno i primi, non appartenevano alla setta eretica del famoso fra' Dolcino, ma alla classe dei beghini o pinzocheri professanti il terz'Ordine di S. Francesco"(1). Bizzocchi e Beghini erano in estrema sintesi uomini (o donne) che, senza aver preso i voti, conducevano vita povera e di preghiera sull'esempio dei francescani, dei domenicani o degli agostiniani; contrari al lusso del clero, come i fraticelli tutti erano avversi a Giovanni XXII.

Nel 1277 dal Comune di Perugia viene "Item dedit Viscardo notano et procuratori fratrum de Monte Balbe prò elimosina tres libras"(anche consegnato a Viscardo notaio e procuratore dei frati di Monte Malbe tre libre di elemosina)(2)*1.

La prima esplicita citazione dei fraticelli di S. Maria del sasso di Monte Malbe si ha in un contratto di concessione fatta dal Comune di Perugia nel 1318 nel quale viene regolamentato lo sfruttamento della selva di Monte Malbe e si specifica che "esse reservatum in venditione predieta jus quod habet monasterium sancti Angeli de Arnario in monte predicto semper dominio et proprietatis reservato communi perusii: "(nella predetta vendita si riserva il diritto del monastero di S. Angelo "de Arnario" sul predetto monte, sempre dominio e proprietà riservate del Comune di Perugia) e anche dei "...Fraticellis qui moratitur ad sassum in monte malbe et justa ipsum sassum et domos Eremi, ad mensuram unius emine sementis reservato semper communi Perusii dominio et proprietatis"(dei Fraticelli che abitano al sasso in Monte Malbe e vicino lo stesso sasso e le case degli eremiti, in misura di una mina di terreno, sempre di dominio e proprietà riservate al Comune di Perugia)(3)(4). Nel contratto si confermano i diritti di proprietà del comune su Monte Malbe e si garantiscono le concessioni (di sicuro offerte in precedenza) dei frati.

Sempere nel 1318 "Li Frati di S. Maria non accettano l'uffizio del Massariato senza licenza del loro Priore generale"(4). Questa notizia purtroppo manca di un contesto.

Nel 1322 fra Michele Generale dei frati Minori francescani, convoca a Perugia il Capitolo Generale dell'Ordine dal quale ha origine la corrente francescana dissidente detta Michelista o "de opinione".

Nel 1325 i "fratrum sancte Marie saxi montis malbe" supplicano e ottengono in dono dal Comune di Perugia una campana custodita dal Comune stesso che a loro era evidentemente necessaria per poter svolgere le funzioni religiose nella loro chiesa(3).

Tra i legati religiosi indicati in un testamento del 1326, compaiono i frati di Monte Malbe(5).

Nel 1341 "Frater Egidius Cionoli sindicus et procurator capituli fratrum ecclesie Sancte Marie heremitorii Montis Malbe porte Sancte Subxanne" (fratello Egidio Cionoli, fiduciario e amministratore del capitolo dei frati della chiesa di S. Maria dell'eremo di Monte Malbe in P.S.S.), per mano di un notaio, dichiara di aver ricevuto dall'ufficiale una terza parte dell'elemosina annua concessa; due giorni dopo lo stesso notaio registra la consegna dell'altre due terze parti fatta dai "frater Paulutius Putii et frater Bartolus Putii, fratres loci Sancte Trinitatis de Monte Malbe porte Sancte Subxanne" (frate Paoluccio "Putius" e frate Bartolo "Putius", fratelli nel luogo della SS. Trinità di Monte Malbe in P.S.S.)(2). Pare quindi che i frati di S. Maria abbiano condiviso due terzi dell'elemosina concessa dal Comune di Perugia con la vicina chiesa della SS. Trinità.

Non è chiaro a quali fraticelli si rivolgeva la bolla del 1334 di Giovanni XXII indirizzata al Vescovo di Perugia e ad altri in Umbria che li esortava a procedere contro di loro, sta di fatto che nei decenni successivi fra Francesco di Niccolò Generale dei fraticelli di Monte Malbe chiamato "Papa fraticellorum" per incoraggiare i membri del movimento usa queste parole: "Osservate bene: questa nostra congregazioncella è sicuramente piantata da Dio, perché contro qualsiasi nuova istituzione religiosa si siano schierati i francescani, specialmente gli inquisitori, l'hanno annientata; ma contro noi tre poverelli che andiamo a piedi nudi, né l'inquisitore, né l'Ordine francescano hanno potuto fare alcunché. Vengono quassù, trovano sei di noi, ci scacciano, se ne vanno, e noi ritorniamo in otto"(2).

La regolarizzazione

Nonostante la tenacia dei fraticelli, nella seconda metà degli anni 50 del '300 la comunità inizia un percorso di regolarizzazione; può essere possibile che una minoranza di frati non accettasse questi cambiamenti e si sia allontanata da S. Maria per fondare un nuovo luogo, cioè l'oratorio di S. Caterina; di questo luogo si ha notizia a partire dal 1382-83, quando era rimasto a viverci l'ultimo vecchio frate che, pare insieme ad altri, l'aveva fondata (vedere Cappella di Santa Caterina)*2.

Nel 1357, nel palazzo del Vescovado di Perugia, "fratre Francischo Niccolay de Perusio in heremo Montismalbe commoranti"(frate Francesco di Niccolò abitante nell'eremo di Montemalbe) è testimone assieme ad altri canonici in un atto scritto con cui il Vescovo di Perugia, Andrea Bontempi, autorizza un minorenne a ottenere i benefici ecclesiastici(6). Questo prova che già in questi anni v'erano delle relazioni aperte tra il Vescovo e il Generale dei fraticelli.

Nel 1358 "in Montemalbe, ... [il] luogo, che chiamasi S. Maria del Sasso, era stato donato dal Priore di S. Croce di Montebagnolo dell'Ordine di S. Benedetto di Subiaco, a Fra Francesco di Nicola Perugino dell'Ordine di S. Agostino, & a' suoi successori"(7)(8). Di questo fatto però non si hanno altre conferme e fa confusione sul tipo di regola seguita dai nostri fraticelli*3.

Nel 1359 fra Francesco ottiene dai vescovi di Perugia e di Città di Castello l'approvazione del movimento di cui lui è Priore Generale di scegle e adottare la regola di S. Agostino(2); si viene a sapere che i frati della congregazione sono undici di cui sei di origine altotiberina e i luoghi dove sono dislocati, oltre al Sasso di Monte Malbe, sono in S. Biagio "de Vepri" nella diocesi di Città di Castello, in due località del Monte Subasio di Assisi e recentemente in Monte Acuto(9).

L'inquisizione

Tra il 1359 e il 1361 l'inquisitore francescano frate Angelo da Assisi, avvia un'indagine sui frati di Monte Malbe; l'inchiesta si svolge tra Sansepolcro e Città di Castello; ad essere interrogati sono alcuni frati e un laico ma non Francesco di Niccolò; negli atti si legge che i frati vivevano in grande povertà, che praticvano la questua, che ascoltavano le confessioni, che viaggiavano quasi sempre da soli (contrariamente a quanto prescriveva la regola agostiniana), che indossavano tuniche con scapolare, piccolo cappuccio e mantello bianchi "in modum fraticellorum, cum naticchia, sicut portant fratres de tertio Ordine beati Francisci"(nel modo fraticellanesco, con la "naticchia" come viene portata dai frati del Terzo Ordine del beato Francesco), che non sempre i professi praticavano l'anno di noviziato e cha avevano una corrispondenza aperta com una setta eretica; il laico dice all'inquisitore di fra Francesco di Niccolò, che era il Generale dei fraticelli a cui il vescovo di Perugia aveva concesso la regola di S. Agostino e che riteneva il suo Ordine essere più perfetto e di più stretta osservanza di qualsiasi altro Ordine approvato; il laico aggiunge che in caso di indigenza i frati accettavano di ricevere del denaro e che era loro lecito avere beni. A eccezione dei contatti esistenti con la setta siciliana, le risposte degli interrogati non hanno permesso all'inquisitore di poter costruire un formale capo d'accusa, il gruppo di frati non può essere considerato eretico perché risulta non in dissenso su contenuti dottrinali ma su elementi relativi alla vita della Chiesa; la comunità dei fraticelli si è salvata dall'inquisizione sicuramente anche per aiutato del Vescovo di Perugia che ha approvato il loro ingresso nell'Ordine di S. Agostino e l'inquisitore non puo altro che limitarsi a ordinare loro l'uso di un abito adatto tra quelli previsti da tale regole(2)(9).

Dagli atti del processo emergono anche quelle che erano le idee di fra Francesco di Niccolò che circolavano tra i suoi in merito al Papa e alla chiesa cioè che il Papa doveva essere povero e pellegrino, la chiesa mendicante e senza beni e l'Ordine francescano coerente nell'applicazione della regola che, se osservata, era perfetta; queste idee equivoche dovevano comunque far covare dei sospetti su fra Francescodi che si convince, forse su 'suggerimento' del Vescovo Andrea Bontempi, di rinunciare al priorato di S. Maria; riuniti in capitolo i fraticelli di S. Maria eleggono quindi un nuovo priore tra uno di loro, cioè fra Liberato di Simone da Borgo S. Sepolcro; nel gennaio del 1363 il Vescovo, dopo "facta investigatione et examinatione debita de dicto electo" (debita investigazione ed esame dell'eletto) e dopo aver atteso del tempo per eventuali obbiezioni, conferma l'elezione e insedia fra Liberato a "prior, gubernator et administrator in spiritualibus et temporalibus monesterii sancte Marie de Montismalbe" con la presenza e l'approvazione dello stesso frate Francesco(2). In un testamento redatto a Perugia nel 1373, uno dei due fidecommissari è fra "Franciscus Nicolay" di S. Maria "de Sasso" di Monte Malbe(5) e quindi è probabilmente che sia rimasto a vivere in Monte Malbe assieme ai suoi compagni.

L'eremo di San Biagio di Vepre

Il luogo maggiormente conosciuto per la presenza dei fraticelli di Monte Malbe, a parte lo stesso Monte Malbe, è S. Biagio di Vepre; non è chiaro quando il movimento giunge in quest'eremo, ma è certo che nel 1359 il vescovo Buccio di Città di Castello conferma l'elezione fatta da frate Francesco priore di S. Maria del Sasso e degli altri confratelli, di frate Angelo da Spoleto a priore dell'eremo di S. Maria di Vepre (terzo titolo dell'eremo di S. Biagio e Lorenzo) nel distretto di Sansepolcro; ricordo che da quest'anno si avvia l'indagine inquisitoria contro il movimento proprio nell'alta valle del Tevere; dopo poco tempo a frate Angelo succedere Giovanni di Bartolomeo da Perugia, altro fraticello di Monte Malbe, tra gli interrogati durante l'inquisizione(9). Nel 1363 si ha un testamento in cui il "sapiens vir magister Boniohannes medicus olim magistri Francisci medici de Lucignano"(il sapiente maestro Bongiovanni medico del fu maestro Francesco medico di Lucignano) dona a frate Matteo "Cissci Panfole" da Sansepolcro un fiorino da "convertendum per eo in opere loci Sancti Blaxi de Vepre prout et sicut eidem fratri Mateo videbitur"(convertire in opere per il luogo di S. Biagio di Vepre secondo come vuole lo stesso frate Matteo) e dona un cero di 5 libre al "loco fatrum de Monte Malbi, qui noviter hedificatur in contrata Montis Malbe, comitatus Perusii"(luogo dei frati di Monte Malbe di nuova edificazione nella contrada di Monte Malbe nel comitato perugino)(con "nuova edificazione" immagino intenda al recente ingresso nell'Ordine di S. Agostino); anche Fra Matteo "Cissci Panfole" è uno dei fraticelli di Monte Malbe che un'anno dopo, nel 1364, viene nominato procuratore, attore, fattore e nunzio speciale temporale e spirituale "in ecclesia sive heremo Sancti Blaxii del Vepere districtus Burgi" dal Vescovo diocesano di Città di Castello. Durante il rettorato di fra Matteo, l'eremo continua a ricevere donazioni e, cosa non scontata, anche a fare acquisizioni; nel 1368 Matteo "Cissci Panfole" da Sansepolcro, in qualità di priore e rettore del luogo e della chiesa di S. Biagio, acquista un terreno arativo, boscoso e cerreto nella contrada del convento e "in vocabolo Ripa de Vepre". Nell'ultimo quarto del sec. XIV, la guida dell'eremo passa da fra Matteo (1363-1378) al fratello di sangue fra Silvestro (1378-1408). Nel 1398 Silvestro del fu Cesco "Panfole", "rector et prior loci Sancti Blaxi de Vepre, districtus Burgi", essendo inabile a dimorare nel luogo e volendo che l'eremo sia mantenuto da qualche frate, lo da in locazione a frate Giovanni "Rigi" eremita di Ravenna; nel 1408 fra Silvestro di Cisco muore e il rettore dell'ospedale di S. Niccolo, a cui spetta la nomina del nuovo rettore di S. Biagio, elegge un sostituto(10).

L'ostilità tra la Chiesa e i fraticelli tutti

Nel febbraio del 1368, Urbano V invia una lettera al Comune di Perugia con la quale si lamenta dello stupore e turbamento dimostrato al deputato pontificio, Guglielmo Vescovo di Narni, che con l'aiuto di alcuni religiosi e laici, ha compiuto catture e arresti di certi fraticelli fortemente sospettati di eresia, dell'aiuto offerto a questi e delle minacce fatte agli esecutori delle incarcerazioni perché eseguite nel distretto perugino senza l'autorizzazione delle autorità; nella lettera il Papa si raccomanda di non "turbari de talium suspectorum hominum captione, sed lætari ab intimis, quod patria vestra cautiori modo, quo fieri potest, hujusmodi perniciosis contagiis expurgetur"(turbarsi per la cattura di uomini così sospetti, ma di rallegrarsi interiormente, che la patria venga epurata da tali perniciosi contagi nel modo più accurato possibile)(2)(11). Come la lettera papale del 1344, anche questa non chiarisce quali siano i fraticelli perseguitati (la fonte(13) sembra associare questa lettera ai fatti avvenuti nel 1374, quindi ai fraticelli "de opinione"), ma prova ancora una volta quanto il Comune di Perugia sosteneva questi movimenti.

Nella cronaca dei fraticelli di Monte Malbe spicca il nome di un Lorenzo di Giovanni che da facoltoso cittadino di Perugia si fa frate e nel 1375 fa ereditare (da vivo!) i suoi beni al monastero di S. Maria(2); fra Lorenzo di Giovanni da Perugia doveva essere un attivo sostenitore della causa in quanto nel 1411 lo si ritrova processato a Lucca per sospetta eresia(2)(12); per allontanare i sospetti su di lui, il Generale fra Liberato evita di chiamarlo frate o fraticello e lo definisce "monachus et professus dicti monesterii"(monaco professo del detto monastero)(9).

Tra il 1375 e il 1378 Perugia, Firenze e altre città alleare del centro Italia sono in guerra contro il Papa e per questo scomunicate; appoggiati dalle autorità cittadine, i fraticelli possono finalmente uscire allo scoperto e professare le loro idee e la loro avversità al Papa e agli ordini religiosi indegni; Come vien detto, gli "eretici" pare che siano i fraticelli "de opinione" e sembrano essere per lo più forestieri; non si sa se siano stati coinvolti anche i fraticelli di Monte Malbe, o alcuni di loro.

Nel 1374 circa "Per divina provvidenza, sorse nella città di Perusia una grande moltitudine di eretici, i quali sono detti 'de opinione', e vestono l'abito dei frati minori, e ritengono che il papa non sia il papa, e che i vescovi non siano i vescovi, e che i sacerdoti non sono sacerdoti, e così sono caduti in infiniti errori"(13); questi eretici "non solo occuparono le chiese, ma anche i palazzi dei cittadini costruiti fuori le mura e in pianura. I cittadini, vedendo l'onestà dei loro costumi e la pretesa di una buona vita, cominciarono ad averne non poca devozione. Ma questi, vedendo che la devozione del popolo li aiutava, fecero grandissima persecuzione de' confratelli del convento di santo Francesco [i frati minori]"(13); questi fraticelli andavano "predicando per contorni, case et botteghe, che [i frati della comunità francescana] non erano frati minori, ma prevaricatori, perché erano della Regola trasgressori, et a tante temerità et persecutione vennero, che nel mezzo della Piazza di Perugia si sforzarono di confonderli alzando loro el cappuccio et pigliando el collare della camicia dissono: così portare non vi insegnò san Francesco!"(14). "I frati [minori] del convento erano addolorati e non sapevano cosa fare. Finalmente fecero un consiglio e dissero: 'Questi ribelli ci perseguitano, e non possiamo lamentarci, perché sono difesi dal favore del popolo'." e in tanti proposero diverse soluzioni fino a che un frate disse: "Non c'è altro modo in terra per cacciare questi cattivi frati, se non portiamo i veri fratelli di S. Francesco in questa città [...] abbiamo la capella di S. Francesco di Monte, nella quale loro stessi potranno stare come desiderano; e questi ribaldi eretici saranno cacciati"(13); dall'eremo di Brogliano, Paoluccio Trinci "subito venne, con un altro Frate converso semplice suo copagno, e si condusse alla presenza del popolo a ragionare con que' Fraticelli, i quali addussero molte cose contra i Conventuali, ingiuriandoli fuor di modo. Ma il B. fra Paolo illuminato dallo spirito santo, rispose 'Voi dite, e cercate di persuadere al popolo, che i Frati Minori non osservano la regola del P. S. Francesco, e che perciò sono falsi religiosi, e che per tali devono essere tenuti; e pel contrario, che voi, osservandola, meritiate d'esser chiamati perfetti, e santi. Vediamo hora la regola, e co essa conosceremo, e terminaremo il vero. La regola comincia Frate Francesco promette ubidienza, e riverenza al Sommo Pontefice Papa Honorio, & a'successori suoi, & alla Chiesa Santa Romana, & il medesimo ridice a' suoi Frati nel fine di detta regola comandandoli, che siano sempre soggetti al Papa, & alla Chiesa Romana. Voi donque che non essendo ubidienti alla Chiesa, ne al Sommo Pontefice, e sete heretici, come havete ardire di favellare contra quelli che sono Frati Minori, & alla Chiesa Santa ubidienti figliuoli?' Ragione tanto viva, & efficace, che con essa sola restarono confusi e spaventati gli heretici e come accusatori della lor propria conscientia, vinti dalla verità, non seppero rispondere parola, la onde conosciuti dal popolo, per heretici furono non solo ripresi aspramente; ma scacciati con ingiurie, e da' fanciulli accompagnati con i sassi, e con le pietre fuori della città"(15); "Allora frate Paoluccio [Trinci] inviò alcuni suoi fratelli nella città di Perugia, e fu loro assegnato un luogo povero, molto onorevole e situato fuori città [Monte Ripido], nel quale iniziarono a vivere regolarmente con la massima devozione, fervore e rispetto"; i perugini "cominciarono a contemplare la vita dei fratelli, la loro onestà, austerità, devozione, povertà, e cominciarono a meravigliarsi; e concepirono per loro il più grande affetto, e alcuni di loro si convertirono e desiderarono essere fratelli minori. E la devozione dei cittadini perugini crebbe a tal punto che soprattutto ai fratelli religiosi del Monte [Monte Ripido], e difficilmente potevano esserci grandi tribolazioni che potessero cancellare la loro devozione, affetto e amore"(13).

Alcuni perugini avevano dei palazzi fuori città per starci alcuni mesi nella stagione estiva; nel 1374 un cittadino aveva prestato una parte del suo palazzo a "quegli eretici", mentre con la sua famiglia stava nell'altra; il cittadino, sentendo gli eretici litigare, pose l'orecchio al muro e udì uno lamentare del diritto e autorità che l'altro presuntuosamente voleva far valere, di essere chiamato papa ed essere considerato sommo sacerdote; l'altro rispose di essere stato debitamente e secondo i canoni eletto e nominato e tra i due la contesa continuò; il cittadino fu stupito e si convinse del fatto che questi fossero veramente i rinnegati ed eretici che si diceva e così li cacciò; dopo aver raccontato quanto avvenuto ad alcuni cittadini gli eretici furono in malo modo cacciati pure dal contado e dalla città di Perugia; certi si chiusero dentro alcuni palazzi, ma in pochi giorni furono anche loro con la violenza espulsi(13)*4.

I possedimenti

Nel 1389 il monastero di S. Maria di Monte Malbe viene iscritto al catasto per un discreto patrimonio(16) e comprendevano anche i beni donati dal detto Lorenzo di Giovanni(2); nel 1391 il priore di S. Maria, fra Liberato, iscrive al catasto l'acquisto di una casa con terra e vigna presso Porta S. Angelo(2); i beni del monastero sono concentrati in particolare in città, in porta S. Pietro presso l'ospedale di S. Croce, in porta S. Susanna al Piscinello e in porta S. Angelo nel vocabolo Terrazzano(2)*5; nel 1411 il "Monasterium Sancte Marie Montis Malbe" è ancora iscritto al catasto con un consistente patrimonio(17)*7.

Da quanto emerge nei registri catastali(2) e da alcune citazioni nei testamenti riguardanti i fraticelli, il Priore e l'eremo di S. Maria(5), pare esserci una formale distinzione tra il Priore, a cui risulta intestata la chiesa di S. Maria del Sasso con tutti i beni annessi, e i frati (o fraticelli) di Monte Malbe che al Sasso sembrano solamente abitavarci*7; se ciò è corretto, si spiegano le ragioni dell'effettiva assoluta povertà della comunità.

La tragedia

In seguito alla partenza di Papa Bonifacio IX da Perugia nel novembre 1392, scoppia un'insurrezione durante la quale il Generale dei fraticelli, fra Liberato, viene ucciso; non si ha una cronaca specifica dell'accaduto ma il fatto viene ricordato alcuni anno dopo; nel 1396 viene fatta istanza di supplica "pro parte religiosorum virorum Prioris et fratrum capituli et conventus heremite et ecclesie S. Marie de Monte Malbe Comit. Perus. per dictiim Com. fundate et constructe" (da parte del religioso Priore e dei fratelli del capitolo e convento eremita e chiesa di S. Maria di Monte Malbe Comitato di Perugia, per detto Comune fondato e costruito), si afferma che per i dazi e gabelle, essi erano tassati per 6 fiorini d'oro l'anno mentre le loro rendite ammontano a non più di 5 o 6 corbe di grano, 10 o 12 barili di vino e poco olio, e che per supplire ai debiti erano stati obbligati a vendere un messale e sarebbero stati costretti a vendere i libri e le cose sacre, si fece altresì riflettere delle sofferenze patite per il saccheggio subito durante le "ultime novità" (cioè le agitazioni del 1392)(8); visto quanto esposto, si decide di esentare i frati dalla tassa sul macinato(3) e gli vengano offerti 10 fiorini perché "ut notum fuit omnibus predictus locus fuit spoliatus omnibus bonis videlicet libris, pannis massaritiis et fructibus tempore ultime novitatis quando sancte memorie frater Liberatus prior diete ecclesie cum uno sotio fuit interfectus" (com'è noto a tutti, il detto luogo fu spogliato di ogni buon libro, panni, masserizie e frutti al tempo dell'ultima novità, quando la santa memoria di frate Liberato Priore di detta chiesa con uno dei compagni fu ucciso)(2). L'anno successivo, nel 1397, il condottiero Biordo Michelotti, assieme ai frati di S. Maria, avanza un'altra istanza al Comune ricordando "atento potissime quod tempore novitatis occurrentis tempore Aghinolfi Comitis in civitate Perusii fuerit per quosdam per quosdam maledictionis filios [dictum monasterium derobatum] et quod deterius est et orrendum prior, videlicet frater Liberatus, et eius sotius nequiter et crudeliter interfecti sunt" (attento principalmente quando all'epoca dell'avvento delle novità al tempo del Conte Aginolfi, fu da alcuni maledetti figli derubarono il detto monastero e ciò che è peggio e orrendo, è che il Priore fra Liberato e un suo compagno sono stati indegnamente e crudelmente uccisi), e vengono loro concesse ben 500 libre di denari(2)(3). Dagli storici si ritiene che l'orrendo omicidio sia stato deliberatamente compiuto da quelli della fazione dei nobili che, come ritorsione alla parte popolare, se la sono presa con i fraticelli di Montemalbe da sempre sostenitori e sostenuti dalla città e dai popolari; non è da escludere la complicità della Chiesa che, alleata con i nobili, doveva mal tollerare una simile congregazione che viveva al limite della regolarità(2)(3).

Il primo abbandono

Dopo il saccheggio dell'eremo e l'uccisione di fra Liberato e del compagno, il gruppo di fraticelli abbandona il convento; nel novembre del 1393 i frati francescani di Monte Ripido descrivono l'eremo di S. Maria al Consiglio dei Priori in questo modo: "Cum in monte malbe prope Perusium vigeat locus quidam qui vocatur locus saxi, ubi consuetum semper erat stare et morari aliquos fratres bone vite et fame, in honorem omnipotentis Dei: et ibi ad presens nullus moretur qui dictum locum custodiat prout temporibus retroactis fieri solebat ..."(Quando in Monte Malbe vicino Perugia era viva un certa località chiamata luogo del Sasso, dove abitualmente vi abitavano alcuni frati di buona vita e fama, in onore di Dio Onnipotente: li oggi nessuno vive in questo luogo, che nel passato era solitamente custodito ...) e chiedono che si prenda una decisione "super concessione dicti loci saxi fienda dictis fratribus S. Francisci de monte" (in merito alla concessione di detto luogo del Sasso da farsi ai detti frati di S. Francesco del Monte)(3); lo stesso giorno i Priori "... declaraverunt quod dictus locus Saxii cum iuribus et pertinentibus suis et ad dictum locum pertinentibus quoquo modo, concedatur et ex nunc concessus intelligatur fratribus Sancti Francisci de Monte. Qui quidem fratres pro fucturo possint et debeant habere curam, regimen et administrationem loci predicti prout et quemadmodum habebant alii fratres in ipso loco morantes ..."(dichiararono che il detto luogo del Sasso con i suoi diritti e pertinenze di qualunque tipo, si debba concedere d'ora in poi ai frati di S. Francesco del Monte. Che questi frati possano e debbano averne cura, il governo e l'amministrazione del suddetto luogo, come l'avevano gli altri frati che abitavano nel medesimo posto, affinché si possa continuare a celebrare regolarmente lo stesso culto)(18).

Riordinando fatti avviene che dopo la violenta aggressione del 1392, i fraticelli di S. Maria del Sasso lasciano l'eremo e il luogo Sasso che, rimasto incustodito, viene dato in concessione dal Comune di Perugia, che ricordo sempre esserne il vero proprietario, ai frati del monastero di S. Francesco del Monte, detto poi di Monte Ripido, fuori Porta S. Angelo; evidentemente ai frati di Monte Ripido interessava appropriarsi di beni della chiesa tant'è vero che quando i fraticelli tornano ad abitare nell'eremo, lo trovano sprovvisto di tutto, anche delle beni che garantivano le rendite che servivano a sostenere la comunità; con il sostegno di alcune autorità, nel 1396 e 1397 i fraticelli chiedono e ottengono dal Comune generosi risarcimenti per ripagarli delle disgrazie subite quattro o cinque anni prima.

I fraticelli di Monte Malbe ricevono donazioni anche da privati; un testamento redatto nel 1398 "in domibus infrascriptorum fraticellorum Sancte Marie de Monte Malbe"(nelle case dei sottoscritti fratelli di S. Maria di Monte Malbe) nomina tra i beneficiari il Priore dei fraticelli di Monte Malbe (il nome non è riportato) e a uno dei fraticelli, fra Battista, e il residuo dell'asse ereditario ai fraticelli di S. Maria di Monte Malbe; fra Battista è nominato anche fidecommissario(5).

La necessità di cambiare

Nel 1407 si ha la prima notizia del convento di S. Maria Novella: "Frati, Capitoli e Convento di S. Maria Novella del Contado di P. S. Angiolo [che] hanno ogni anno [dal Comune] elemosina di cera [di] libre 30"(4). E' probabile che in questa data il luogo del convento fosse ancora una posto provvisorio prima della ricostruzione.

Su istanza presentata nel 1407 dai frati di Monte Malbe, il Comune di Perugia stabilisce "quod fratres qui ad presens morantur in Ecclesia sancte Marie Montis Malbi possint et valeant habeve in commendam et usum quandam petiam terre silvatam, sodam et partim lapidosam de bonis seu possessionibus dicti Communis perusii, positam in pertinentiis montis malbi in loco qui dicitur el Sasso ad mensuram et perticam communis perusii, ut asseritur per dictos fratres octo corbarum vel quasi..."(che i fratelli che attualmente risiedono nella Chiesa di S. Maria di Monte Malbe possano avere per loro commenda ed uso (non in proprietà) una certa parte di terra boscosa, soda e in parte sassosa dai beni o possedimenti del detto Comune di Perugia, posta nelle pertinenze del Monte Malbe nel luogo detto il Sasso, nella misura e tavola del Comune di Perugino, come asseriscono i detti frati di circa otto corbe (di una corba secondo(8)?)); si aggiunge che "et ipsam petiam terre colere et coli facere et exinde fructus percipere sicut eisdem fratribus videbitur et placebit in vita ipsorum fratrum qui pro presenti in dicta ecclesia seu locho morantur: tantum et non aliter" (e la stessa terra coltivata e fatta coltivare e quindi i frutti presi come gli stessi frati vogliono e piace durante la vita dei frati stessi purché mantengono la presenza nella detta chiesa dove o luogo dove vivono: così e non altrimenti)(3); il comune sembra voler incoraggiare i frati di rimanere in Monte Malbe.

Nel 1408 il Cardinale Giovanni Dominici, stante in Lucca (sempre nella città di Lucca ricordo il procedimento avviato contro il fraticello Lorenzo di Giovanni da Perugia nel 1411), su autorizzazione di Papa Gregorio XII, approva l'unione delle congregazioni di S. Maria del S. Sepolcro di Firenze con S. Maria di Montemalbe, entrambi della regola del Beato Agostino, sotto l'Ordine di S. Girolamo della regola di S. Agostino; l'Ordine di S. Girolamo ha origine in Spagna nella seconda metà del sec. XIV da eremiti che, similmente a quelli di S. Maria di Monte Malbe, si dice che "atque opera creduntur apud patrem omnium refragare in eorum primordiis ... quod tunc de cetero cum nullum prefixum habitum seu ordinem vel etiam regulam haberent valerent et possent sub regula B. Augustini degere ac habitum ferre et alia observantiae facete regularis" (per giunta si crede che in origine operassero nel totale rifiuto ... del resto, non avevano un abito prefissato o Ordine o regola, ma erano sani e potevano passare sotto la regola del B. Agostino e portare l'abito e compiere le altre regolari osservazioni)(19). Nel monastero fiorentino la regola di S. Girolamo resta in uso fino al 1434, anno in cui viene soppressa da Papa Eugenio IV.

L'abbandono definitivo

Nel 1411 il "Religiosus et honestus vir frater Batista Iacobi de Eugubio ut procurator et sindicus ... , Prioris fratrum, capituli et conventus Sancte Marie de Saxo Montis Malbi, nuncupate ad presens Sancte Marie Novelle de capite conductus Porte Sancti Angeli, et dictorum fratrum, capituli et conventus ..." (Religioso ed onesto onorabile frate Battista Jacobi di Gubbio come procuratore e sindaco ... , Priore dei frati, capitolo e convento di S. Maria del Sasso di Monte Malbe, ora chiamato S. Maria Novella in testa ai condotti di Porta S. Angelo, e dai predetti frati, capitolo e convento ...) dichiara di aver ricevuto il pagamento per cinquecento messe da celebrare in virtù di un testamento assieme ad altre cinquecento messe che sono state pagate al Priore frate Marco dell'Ordine degli Osservanti in S. Francesco al Monte(18); in questa data i frati, o alcuni di loro, sembrano già essersi trasferiti in S. Maria Novella.

Nel 1421 il sacerdote e Generale Giovan Battista da Gubbio, con i suoi compagni "& da altri molti Cittadini, che in numero furono 86, supplicato a Martino V che piacesse concedere alla Religione di S. Agostino [...] i due luoghi, cioè S. Maria Novella, & S. Maria del Sasso"(7); Martino V risponde nel 1422 con una bolla indirizzata al Generale e a tutti i frati dell'Ordine di S. Agostino: "Exhibita fiquidem nobis nuper pro parte vestra petitio continebat, quòd dilectus filius Baptista de Eugubio Presbyter, & certi alijeius Socij Presbiteri, & Laici, loco, qui dicitur S. Maria de Saxo Perusinae Diecesis, in quo sub honesto habitu, & Eremitica vita, ac mendicitate nullius [sanem] Religionis approbate hactenus moram traxerunt propter guerras quò ad habitationem derelicto. Unum alium locum cum nonnullis possessionibus in Civitate nostra Perusina acquisiverunt; & in eo Ecclesiam sub vocabulo S. Mariæ Novellæ canonicè construxerunt, & quasi proprijs manibus fabricarunt"(La petizione che ci è stata recentemente presentata per vostro conto conteneva che l'amato figlio Battista di Gubbio, presbitero, e alcuni altri membri presbiteri e dei laici, nel luogo chiamato S. Maria del Sasso nella diocesi di Perugia, in cui abitava con onesto abito, e vita eremitica e mendicante ma senza una sana religione approvata finora, non potendoci rimanere (nel luogo del Sasso) a causa delle guerre, abbandonarono la loro abitazione. Hanno acquistato un altro luogo con alcuni beni nella nostra città perugina, e in essa hanno costruito canonicamente la chiesa sotto il nome di S. Maria Novella, e la costruirono quasi con le proprie mani)(20), Martino V quindi dispone "che li suddetti preti, e laici, potessero donare, & incorporare il luogo di S. Maria Novella con tutte le Possessioni sue all'Ordine di S. Agostino, & essi parimente prendessero l'Habito Agostiniano, e facessero in esso la loro solenne Professione; e che ciò fatto dovesse quel monastero soggiacere all'obbedienza di S. Maria del Popolo di Roma, della quale Vicario [era] il Ven. F. Matteo d'Introdoco, cò altre clausole generali"(20)*6.

L'epilogo

Come detto, la prima notizia del convento di S. Maria Novella risale al 1407 ed è quindi probabile che a obbligare i fraticelli ad abbandonare Monte Malbe e ad andare in luogo più sicuro siano state le guerre del decennio precedente tra Becherini e Raspanti (fazioni dei nobili e borghesi) per contendersi la guida della città; gli aiuti del Comune e la generosità dei privati non sono bastati a dissuadere i frati di lasciare a S. Maria del Sasso e una volta trovato un posto in città e fatte le necessarie opere, hanno chiesto al Papa e all'Ordine di S. Agostino di accettare la nuova chiesa nella regola. Da questo momento le notizie sui frati o fraticelli di Monte Malbe o di S. Maria del Sasso si interrompono quasi del tutto ma restano alcuni indizi sembrano suggerire che Monte Malbe almeno sia stato frequentato da frati almeno fino alla fine del sec. XV*7.

Nel 1468 si devono eleggere due Camerlenghi per determinare una lite tra i Frati di S. Maria del Sasso di Monte Malbe (e/o di S. Maria Novella(4)(21)) da una parte e il Comune di Perugia e i compratori della legna di Monte Malbe dall'altra(3). Il luogo del Sasso continua dunque a essere amministrato dai frati e forse alcuni vi abitano magari per meditare per brevi periodi.

Nel 1523 tra i luoghi scelti dai Prudenti e Magistrati di Perugia per seppellire i morti dalla peste, è indicato anche quello di "Sancta Maria del Saxo"(3).

 

Ricerca e Sintesi

Strade e posti

Fonti

(1) Storia di Perugia dalle origini al 1860.

(2) I Fraticelli di montemalbe a Perugia nel secolo XIV.

(3) I due conventi dei PP. Cappuccini in Perugia.

(4) Archivio per la storia ecclesiastica dell'Umbria.

(5) Le pergamene dell'Ospedale di S. Maria della Misericordia di Perugia dalle origini al 1400.

(6) BDSPU - Un protocollo di Pietro Petroli di Bettona, notaio di Andrea Bontempi vescovo di Perugia (1356-1359).

(7) Perugia augusta.

(8) Belforti-Mariotti.

(9) L'eremo di San Biagio a Vepre e i fraticelli di Montemalbe.

(10) BDSPU 2016 - Nuove ricerche sull'eremitismo in Alta Valle del Tevere nei secoli XIII-XIV.

(11) Annales Minorum seu Trium Ordinum a S. Francisco Istitutorum.

(12) Documenta inedita ad historiam fraticellorum spectantia.

(13) Bernardini Aquilani Chronica Fratum Minorum observantiae.

(14) Gli ordini religiosi e la civiltà comunale in Umbria.

(15) Croniche degli ordini instituiti dal P. S. Francesco.

(16) Città e territorio tra medioevo ed età moderna.

(17) san.beniculturali.it - catasti

(18) San Giovanni da Capestrano studente e giudice a Perugia.

(19) Cenacoli spirituali femminili nei secoli XIII-XIV. Gli esempi di Montefalco, Foligno, Cortona.

(20) Secoli Agostiniani.

(21) Il tempio San Francesco al Prato in Perugia restituito al culto ed all'arte l'anno 1926 settecentesimo dalla morte del Santo.

Note

*1 E' possibile che questi "Frati di Monte Malbe" siano i predecessori o fondatori della comunità dell'eremo di S. Maria del Sasso, ma son se ne hanno le prove; è comunque probabile che fino al 1279 l'eremo, o almeno quest'eremo con questo titolo di S. Maria, non fosse ancora stato edificato in quanto nello Statuto del Comune di Perugia scritto in questa data, tra i monasteri che il Comune si impegna a mantenere, riparare e difendere è assente, mentre ad esempio è presente quello di S. Angelo del Renario('Statuto del comune di Perugia del 1279'); viste le frequenti ammissioni di patrocinio e le ripetute elargizioni fatte dal Comune verso i fraticelli di S. Maria (con certezza la donazione dell'area dell'eremo ricevuta prima del 1318), l'assenza di quest'eremo nella lista degli enti religiosi sostenuti dal Comune non ha spiegazione se non con il fatto che ancora non c'era.

*2 Alcuni storici affermano che i religiosi di S. Maria del Sasso fossero gli stessi dell'oratorio di S. Caterina e/o del Romitorio di S. Salvatore di Monte Malbe ma ovviamente questo non è esatto (vedere Cappella di Santa Caterina in 'Convento dei Frati Cappuccini' ed Eremo di San Salvatore)

*3 Dell'appartenenza di S. Maria al monastero di S. Croce di Montebagnolo e all'Ordine di S. Benedetto di Subiaco ne parla primariamente la fonte(7) da cui probabilmente attingono le fonti(8) e ('Chiese perugine dipendenti da monasteri').

Non è chiaro quale Regola seguissero i Fraticelli di S. Maria; fino al 1358 non si quasi nulla, forse i frati erano Beghini quindi senza nessuna regola particolare, meno probabile che fossero Spiriuali quindi francescani; nel 1358 sembrano entrare a far parte della Regola Benedettina, ma non si hanno altre conferme; è certo invece che dal 1359 in poi i frati di S. Maria del Sasso abbiano più volte chiesto e ottenuto di entrare nell'Ordine di S. Agostino (che comprende la famiglia dei girolamini); come detto, alcuni storici dicono che abbiano abbracciato le idee di fra Michele e quindi della Regola di S. Francesco, ma non si hanno prove.

*4 Le diverse fonti non riportano tutti i fatti narrati negli ultimi due racconti nella medesima sequenza.

*5 la fonte(2) indica nel dettaglio i luoghi dove si trovavano gli immobili di dei frati S. Maria del Sasso.

*6 A iniziare l'opera di fondazione del convento di S. Maria Novella si dice essere stato fra Benedetto da Sulmona, giunto a Perugia da Foligno tra il 1418 e il 1421(20)('Vite de' Santi e Beati dell'Umbria').

*7 Spesso si trovano notizie riguardanti generici frati, monasteri o eremi difficilmente identificabili con uno dei luoghi conosciuti in Monte Malbe e cioè eremo di S. Maria del Sasso, la piccola chiesa ufficiata da frati di S. Caterina e l'eremo di S. Salvatore; un esempio sono gli estimi catastali riportati dalla fonte(16) nei quali si citano dei "Frati del convento di Monte Malbe" negli anni 1361, 1444 e 1493 allibrati per modesti valori; in questi stessi anni il monastero dell'eremo di S. Salvatore di Monte Malbe è iscritto al catasto con propri estimi, così come S. Maria ma solo per l'anno 1361; negli anni 1444 e 1493 sia S. Maria che S. Caterina non sembrano essere più officiate da religiosi, anche se non sembrano essere del tutto abbandonate; il paragonane con simili citazioni fa pensare che questi frati fossero quelli di S. Maria, come si vede in alcuni testamenti dove i frati o fraticelli sono unitamente distinti dal Priore di S. Maria, per esempio in un testamento del 1326 sono citati "i frati di Monte Malbe e di S. Agostino"(5), in un altro testamento del 1422 "il priore dei fraticelli di Monte Malbe, [e] fra Batista uno fra i fraticelli" e più avanti i "fraticelli di S. Maria di Monte Malbe"(5).

La corrente dei fraticelli dissidenti "de opinione" di fra Michele Minorita

N

el secolo XIV in Umbria, più che altrove, la ribellione francescana trovò terreno adatto a sviluppare fermenti eretici o almeno scismatici sia occasionali e momentanei come quello di Iacopone da Todi, sia duraturi come quelli prima di Angelo Clareno (a capo degli spirituali umbro-marchigiani e fondatore dell'Ordine dei Fraticelli) poi di Michele da Cesena(1).

Con la bolla "Sancta Romana" del dicembre 1317 di Papa Giovanni XXII condanna gli spirituali e varie altre sette eretiche per cercare di "estirpare dalla chiesa la mala pianta"(2). Da principio, nel 1318(3) e nel 1319(4), fra Michele da Cesena era stato tra i maggiori persecutori degli spirituali; aveva sottoscritto, insieme con i dottori dell'università di Parigi, il voto dei teologi sulle teorie degli spirituali dichiarandole eretiche e contrarie alle verità evangeliche(4).

Avviene poi che sulla questione che vedeva i Frati Minori difendere la decretale "Exiit qui seminat" di Papa Niccolò III*1 riguardante la rinuncia del diritto di proprietà o di dominio (almeno formale) sui beni, contrapposti ai frati Domenicani che invece volevano revocarla, Giovanni XXII, giudicando l'interpretazione di tale decretale troppo letterale e fonte di prolungate contese, accolse le ragioni dei secondi; questa decisione trova contrario fra Michele, Ministro Generale dei Minori, che a sostegno e difesa della decretale di Niccolò III contro la nuova costituzione pontificia "Quia nonnunquam" convoca (nel 1322(3)) a Perugia il Capitolo Generale; il Capitolo di Perugia apparve come un fatto audace, un sollevarsi contro i decreti pontifici, e tutto l'Ordine francescano ne andò sossopra; dal Capitolo ha origine a una nuova corrente (considerata una eresia) dagli scrittori ecclesiastici nota come "De Christi et apostolorum paupertate"(della povertà di Cristo e degli apostoli) e furono in molti ad aderirne(4).

La convocazione del Capitolo Generale non fu la conseguenza di una scelta estremista di una fazione dell'Ordine francescano, ma piuttosto l'espressione convinta di una classe dirigente che in fra Michele da Cesena trova uno dei sostenitori più impegnati; i principi dibattuti nel Capitolo sembrano ispirarsi per paradosso a quelli degli spirituali su due temi fondamentali: Povertà evangelica e l'eresia del Papa negatore di essa; per queste ragioni si può pensare che alcuni degli spirituali, o dei loro successori, si siano accodati alla protesta di fra Michele riconoscendovi le proprie istanze, ma in sostanza il loro atteggiamento nei confronti del loro vecchio persecutore rimase diffidente e in certi aspetti, come nell'interpretazione del principio di povertà, anche divergente(3).

Vedendo ingrossare la questione, Giovanni XXII convoca ad Avignone fra Michele che, proveniente da Roma e in transito in Umbria, con il pretesto della cagionevole salute, ritarda quanto può la partenza; anche i Priori di Perugia si interpongono per presentare le scuse e nel frattempo inviano due frati minori al Papa; quando giunge ad Avignone, fra Michele viene trattenuto in Curia, e durante la sua permanenza viene tacciato di mali intendimenti e di adesione con gli eretici e ribelli della Chiesa e del Papa; viene quindi destituito da Generale dell'Ordine dei Minori con l'obbligo di non dipartire; ma l'ardito frate, con alcuni compagni, organizza una fuga per cercano protezione dall'antipapa Ludovico Bavaro e ne diventa consigliere; a questo punto su fra Michele piombarono le scomuniche e contro i Minori che aderirono al partito di fra Michele (chiamati michelisti), si ordinò di procedere per giudizio sommario e tutti andarono confusi ai fraticelli, agli spirituali e ai seguaci di libero spirito(4).

La maggioranza della comunità francescana rimase nella disciplina ecclesiastica e tentò una conciliazione tra la decretale di Niccolò III e quella di Giovanni XXII evitando di respingere nel merito del Manifesto di Perugia del 1322 che essenzialmente rispecchiava la dottrina francescana, attenuandone però la portata; su tutta la bufera sorta durante il pontificato di Giovanni XXII, l'Ordine tentò di sistemare le cose facendo trascorrere il tempo stendendoci un velo di silenzio(3).

Come accennato, le due principali correnti separatiste francescane in Umbria genericamente chiamate fraticelli, erano quelle "de paupere vita" o semplicemente "fraticelli", che hanno avuto origine della setta degli Zelanti o Spirituali e il cui nucleo maggiore e più importante fu quello dei seguaci di Angelo Clareno e i fraticelli "de opinione" o "michelisti" seguaci di fra Michele da Cesena (da non confondere con il fraticello pauperista fra Michele della Marca)(1).

Al tempo erano detti fraticelli tutti quei frati appartenenti a movimenti per molti aspetti simili che applicavano la regola della povertà secondo una rigorosa interpretazione francescana e che erano critici verso l'Ordine ecclesiastico che disattendeva questo precetto; gli stessi fraticelli, per timore delle persecuzioni, il più delle volte professavano le loro idee in modo accorto e in forma anonima ed è per queste ragioni che non è sempre possibile distinguere le correnti di appartenenza delle fonti storiche ed sempre per questo che si trova molta confusione in diverse ricerche su questo argomento.

Un testo che sembra spiegare quali fossero le idee dei fraticelli "de opinione" è la 'Lettera de' fraticelli a tutti i cristiani nella quale rendon ragione del loro scisma' in 'Scelta di curiosità letterarie inedite rare dal secolo XIII al XIX' data stimata 1336; in questo i fraticelli ".. danno ragione a' Cristiani del loro essersi separati dal Papa e dagli altri prelati". Un altro testo nei concetti simile al precedente è il 'Tractatus Fraticellorum Perusinorum' in 'Documenta inedita ad historiam fraticellorum spectantia', data stimata tra il 1379 e 1382 che è cosi intitolato: "Questo è uno trattatello fatto a Perugia da uno de' frati poveri, che oservano la vera reghola di san Francescho, per levare certe calonie eh'erano loro aposte."

Si pensa che i fraticelli dell'eremo di S. Maria del Sasso di Monte Malbe appartenessero alla corrente dissidente michelista "de opinione", ma di questo ne parlo nella pagina dedicata.

 

Ricerca e Sintesi

Strade e posti

Fonti

(1) Gli ordini religiosi e la civiltà comunale in Umbria.

(2) I Fraticelli di Montemalbe a Perugia nel secolo XIV.

(3) Il Manifesto Francescano di Perugia del 1322 alle origine dei fraticelli "de opinione".

(4) BDSPU - Eretici e ribelli nell'Umbria dal 1320 al 1330 studiati su documenti inediti dell'Archivio Segreto Vaticano.

Note

*1 la fonte(4) dice erroneamente Onorio III.

 Indietro



 Indietro



Strade e Posti

Monte Malbe 
Eremo di Santa Maria del Sasso