Località di Fontana e Olmo

Il distretto

U

na prima citazione scritta del borgo di Fontana si trova nel contratto di concessione perpetua delle terre in Monte Malbe del Vescovo di perugia fatta alla comunità del castello di Corciano nel 1242 dove si dice che in un lato del confine, v'era la "via que venit ad Fontanam et mittit ad Glogianam et pergit ad olivam Calvi"(strada che viene da Fontana e va a Chiugiana e continua agli olivi di Calvi)(1).
Chiesa di S. Martino di Fontana

La "Vila Funtane" in Porta Eburnea è censita nel primo elenco delle comunità perugine del 1258; sempre in P.E., "V. Fontane" è tra le località tenute a pagare l' "impositio bladi", cioè l'imposta straordinaria varata nel 1260 dal Comune di Perugia per fronteggiare la carestia; nel 1282 in "v. Fontane" di P.E. si contano 52 focolari (famiglie)(2). Nei successivi altri elenchi delle località perugine, "villa Fontane" è posta in Porta S. Susanna, cioè nel 1370(2), 1380, 1428 e 1429(3). Nei censi a partire dal 1438-39, villa Fontana si trova invece in Porta S. Angelo con 27/25 focolari; nei 6 censimenti successivi tra il 1456 e il 1501 i focolari censiti nella villa (o "loco") di Fontana oscillano tra i 16 e i 21; solo nel 1496 Fontana è classificato castello(2)*1.

Il distretto di Fontana comprendeva le località di Olmo e della Trinità di Monte Malbe.

Villa Fontana si trovava lungo una delle due strade che collegavano Perugia con Corciano; difatti da Corciano una strada scendeva, si incrociava con la "Strada Reale sotto villa Fontana"(1338), cioè l'odierna strada Trasimeno Ovest, e che poi passava davanti alla chiesa di S. Manno in Ferro di Cavallo, un'altra strada rimaneva sul dorso di Monte Malbe (citata anche nel documento del 1242), attraversava Chiugiana e Fontana fino a passare poco sopra S. Manno*2. E' probabile che durante i secoli dell'alto medioevoil borgo di Fontana abbia tratto vantaggio della sua poca agevole ubicazione mentre nei secoli successivi ne sia stato penalizzato in favore di Olmo.

Lungo la strada che si percorreva per andare da Perugia verso il lago Trasimeno e Cortona, v'era la località di Olmo; qui sostavano i viaggiatori e si accampavano gli eserciti per rifocillarsi nella nota "ostaria de l'Olmo, quale se chiama l'ostaria over palazzo de Francesco d'Oddo"(1495) e/o nelle "Taverne dell'Olmo"(1364) e/o nell'ospedale(1500) annesso a una chiesa che non a caso era intitolata a S. Pellegrino; lungo un torrente (direzione nord-sud), non lontano "dove è uno pontecello dove se piglia la via [la 'Strada Reale' direzione est-ovest] per andare a Corciano"(1495), v'era un mulino(1530) che immagino servisse per macinare le olive dei numerosi uliveti della zona, com'è anche oggi. Le soldatesche provenienti dalla Toscana per minacciare Perugia, sostavano all'Olmo per diverse ragioni: Qui si era sufficientemente distanti dalla città per non essere colti di sorpresa da inaspettate sortite, si potevano agevolmente manovrare le truppe come non era possibile fare nella vallata tra Monte Malbe e Lacugnano o Pian di Massiano e, se era necessario, da qui ci si poteva facilmente ritirare verso il Trasimeno e la Toscana. In un punto strategico, non poteva mancare un castello (se ne parla con certezza tra il 1388 e il 1496) che però contro i grandi eserciti poteva opporsi ben poco.

Chiesa di S. Pellegrino di Olmo

Nel 1335 Perugia e Arezzo sono in guerra; gli aretini prendono S. Sepolcro e anche se i perugini vincono una battaglia ad Anghiari, sono costretti a ritirarsi presso Cortona dove subiscono una grave e definitiva sconfitta; i soldati aretini quindi occupano e saccheggiano il Chiugino (Castiglion del Lago), il Trasimeno e Corciano e "Circa il punto a cui gli aretini si arrestarono presso Perugia volgendosi al Chiugi, sono lievemente discordi i cronisti. Essi arrivarono fino a Corciano secondo il Graziani, fino all'Olmo secondo ser Gorella, fino alle forche di Perugia a due miglia dalla città, secondo il Villani, pel qual luogo deve intendersi, non già qualche via bipartita presso alla città, ma il sito di S. Manno, dove anticamente appiccavansi i malfattori.", "il Tarlati [il capitano degli aretini] ... nomina come ultimo luogo delle sue escursioni il paesello di Fontana"; in seguito a questo per rappresagnia i Perugia a loro volta armano un contingente militare che devasta le terre aretine(4).

Nell'aprile del 1355 l'imperatore Carlo IV è in viaggio nel centro Italia; mentre soggiornava a Siena "el patriarca de Aquilea [il fratello naturale di Carlo IV, Niccolò] prese el camino verso Asese, et li arbergò una notte; poi se partì e venne verso Peroscia, e non entrò nella cità, ma passò apresso alla porta con tutta la sua gente assai cortesemente, et andossene a l'Olmo, et li glie fu fatto assai onore dal nostro comuno de Peroscia, et mandarglie a donare cera e confette in gram quantità, el qual presente esso recevve graziosamente, offerendose molto al nostro Comuno."(5).

Per vendicarsi di un precedente attacco, nel 1358 i senesi inviano nel territorio perugino una spedizione che arriva fino all'Olmo, a tre sole miglia da Perugia, "ardendo e guastando ciò che potero"(6).

Nel 1363 i perugini riprendono il castello di Tuoro che era in mano ai ribelli e si dice che siano stati tutti decapitati sul posto meno uno all'Olmo(7).

Nel 1363, dopo essersi disgiunto dalla compagnia inglese, Anichino di Mongardo Tedesco a capo di una soldatesca composta perlopiù da italiani, sosta senza far danni nel territorio di Todi per vigilare sulla possibile minaccia che i suoi ex alleati inglesi, che stavano predando il vicino senese, potevano ordire contro di lui o contro Perugia; "Hora avvenne, che stando egli in questo pensiero, hebbe notitia, che quattrocento cavalli Ongari per unirsi con gli Inglesi contra di lui passavano per l'Olmo, hora villa, & già Castello di Perugia, non più di tre miglia dalla città lontana volta à Ponente, & che vi dovevano alloggiare la notte, onde egli per non perdere cosi bella occasione, di castigare i nimici suoi, mandò subito seicento cavalli a quella volta, i quali giunti ivi di notte assaltarono incontanente gli Ongari, che di ciò nulla temevano, & trovatigli tutti disarmati, & la maggior parte a dormire, n'uccisero intorno a quaranta, & cento cinquanta ne menarono prigioni, & tutti quei, che camparono, fuggirono verso Perugia"(7).

Un anno dopo, nell'ottobre del 1364, la compagnia inglese, proveniente dal territorio fiornetino, sosta presso Cortona da dove saccheggia i borghi e i castelli del chiugino perugino; a novembre gli inglesi giungono fino a Pian di Carpine [Magione] e anche qui predano le vicine località "indi trascorsero de Montemelino, a San Mariano, che lo presero, & alle Taverne dell'Olmo, dove si fermarono alcuni giorni"; Perugia nel frattempo richiama Anichino era nel Lazio e che unito con i perugini, interrompe i saccheggi e costringe gli inglesi a patteggiare; Perugia sembra rifiutare un pagamento in denaro ma è disposta a offre le vettovaglie per i dieci giorni per permettere loro di ripartire, e cosi avviene(7).

Il 29 Aprile 1388 "fu da Magistrati stabilito che il Castello di Fontana si rifacesse di nuovo, e si edificasse nella Strada Reale Sotto la Villa di Fontana [...] entro il termine d'un anno, dandone ampia facoltà ad Andrea di Sciro degli Sciri, e a Giovanni di Solomeo", "ingiungendo la pena di 500 fiorini d'oro [...] se avessero ricusato o negligentato di prestarsi a questa opera e di far eseguire un tal decreto"(8); il castello è ovviamente quello dell'Olmo che sembra quindi essere stato ricostruito e non costruito di sana pianta come dicono alcuni*3.

Nel 1390 "dì 13 de marzo in domeneca li nostri fuorauscite [che in questa fase sono quelli della fazione popolare] vennero perfina a l'Olmo e a San Soste, et li fecero preda e pregioni."(5).

Nel 1396, per evitare eccessivi e inutili sforzi economici da parte degli abitanti dei borghi del contado perugino, si ordina "che nessuna communità, o villa potesse mettersi a edificare Castello alcuno senza espressa licenza de' Magistrati", ma viene "eccettuato Montebiano, il quale, perché fù deliberato, che si rifacesse, non volsero, che in questo divieto fosse compreso come anco la Rocca di Passignano, l'Olmo, & alcuni altri luoghi, & fortezze che di ordine de Magistrati erano state principiate"(7).

Nel 1402 "Li Perugini, che hebbero nuova della morte del Duca alli 18 di Agosto [il Duca di Milano Gian Galeazzo Visconti, alleato dei Perugia], dubitando del Papa, perché le genti sue unite con quelle de' Fiorentini, & co' fuorusciti nostri erano di già entrate nel Perugino... ", "munirono tutte le Castella, & fortezze atte a difendersi, di quanto era loro opportuno"(7); difatti il 26 agosto i soldati papali e fiorentini "posero campo all'Olmo de Fontana [...] dove che stettero li a campo 47 dì, e poi se ne levarono senza avere detto castello [dell'Olmo]; ma mentre che stettero li a campo ebbero per li paesi d'intorno fra castelli e fortezze circa 40"(9). Quando i soldati del Papa e di Firenze lasciano l'Umbria per volgersi contro Bologna, i castelli sono lasciati nelle mani dei ribelli perugini, ma nel frattempo dai milanesi "Fù mandato Ottobuono da Parma con mille dugento cavalli, con la venuta del quale si riebbero quasi tutte le Castella, che di sopra habbiamo detto essere stati occupati da fuorusciti; Et per tor loro [non dare ai ribelli] l'occasione del venire a danni del Contado sotto la speranza, che havevano di essere ricevnti in alcune Castella che gli favorivano, come poco avanti loro era avvenuto, che spontaneamente gli havevano richiamati, fu deliberato negli ordinarij consigli di fare scaricare il Castel dell'Olmo, Montefrondoso, Montesperello, & Lacugnano, solo fu eccettuato nell'Olmo, che non si scaricassero se non insino al primo solaro le case di M. Lodovico di M. Agnolo."(7). Il Comune pare intenzionato ad abbattere anche la casa del castellano dell'Olmo probabilmente perché ritenuto compiacente con i ribelli, cioè il suo era uno dei "Castella che [ai ribelli] gli favorivano"*4. Per finanziare le demolizioni vengono confiscati i beni che i castellani avevano dentro i castelli, anche questi già sequestrati, da restituire dietro il pagamento di 50 fiorini d'oro(8); in seguito "la demolitione delle Castella dell'Olmo, & di Lacugnano si ridusse a pena pecuniaria [per l'Olmo a 400 fiorini che a maggio del 1403 vine ridotta a 220 fiorini(8)], e si può credere, che cosi fosse anco fatto dell'altre."(7).

Nel 1416, per aver contribuito non poco alla difesa di Corciano contro i nobili fuorusciti, la città premia la fedeltà degli uomini di Fontana e di Chiugiana esentando le loro famiglie dal pagamento di qualunque dazio per tre anni(8).

Nel 1432 il celebre monaco Ambrogio Traversati Camaldolese e i suoi compagni, che da Firenze andavano a Roma, venendo da Castiglione verso Perugia, scrive: "pervenimus ad locum, qui dicitur Ulmus, juxta Perusiam ad duo millia Passuum"(arrivammo in un luogo detto Olmo a duemila passi da Perugia), dove vi pernottarono(8).

Nel 1495 Perugia è in guerra contro i ribelli; "Et finalmente, lo dì seguente che li detti foreuscite intrarono in Corciano, fecero pensiero de volere venire perfino a Peroscia"; "el magnifico Messer Astorre [condottiero di Perugia], commo homo pratico ne l'arte del soldo [nell'uso dei miliziani], fu indovino quello dovevano fare e operare in questo sequente dì."; Astorre prima organizza la città alla difesa e poi con i soldati esce per compiere una sortita, "Et andò cum suoi soldate perfino presso l'ostarie de l'Olmo, e fulli referito per suoi spie e vedette, commo el nimico veniva verso la Città cum gran gente; e finalmente se fermò, commo io ho ditto, fra l'Olmo e S. Manno [Ferro di Cavallo]."; i fuoriusciti "non volsono venire più oltra; e subbito voltarono li cavalli indrieto, e ritironnese a l'ultima ostaria de l'Olmo, quale se chiama l'ostaria over palazzo de Francesco d'Oddo, dove è uno pontecello dove se piglia la via per andare a Corciano", anche Astorre evita lo scontro e indietreggia fino a Pian di Massiano(5). Pochi giorni dopo i ribelli decidono di provare a prendere Perugia avvalendosi di una spia che era dentro la città e che avrebbe cercato di farli entrare, quindi "li foreusciti peruscini quali erano in Corciano, pigliorono partito la notte venire a Peroscia; e cosi deliberati, misero in ordine loro gente. Et miseno loro vedette in cima al Monte de la Trinitade [la Trinità di Monte Malbe] si vedessino li cenni. Et subbito viddino li cenni, quali fu doi fiammelli di foco presso a Monte Morcino; al quale respusero:", il piano sembra riuscire, fuoriusciti riescono a superare le mura e ad entrare in città, ma le difese cittadine li ricacciano fuori e l'inseguono fino a Corciano che viene liberato(5).

Nel 1502 "dico commo nel ditto mese [giugno] furono dal cielo mandate quattro augurie in nostra cittade e contado", la pioggia rossa, le cavallette, "le ruche" cioè i bruchi e "El quarto augurio e sengnio furno li corve, e queste vennero a l'Olmo in numaro e multitudine grandissima, in modo che quando se addunavano verso de quelle coste de quelli monti, tutta pareva quella costa negra da la grande multitudine; e in tra l'altri, ve n'era uno roscio con becco giallo, assai maiure de tutti li altre..."(5).

Nel 1522 Malatesta e Orazio Baglioni prendono il controllo di Perugia mentre Gentile Baglioni deve fuggire; insieme ad altri ribelli, Gentile raggiunge l'Ossaia di Cortona dove sono accampati i fiorentini di Giovanni de Medici assieme ai senesi che si stavano preparando per marciare verso Siena; Gentile rifiuta di trattare con gli ambasciatori perugini e convince i fiorentini ad aiutarlo e a entra nel perugino dove "saccheggiò e rubò Passignano, e vi furono morti circa trentacinque uomini. Dipoi venne alla Magione, e finalmente si fermò all'Olmo: dicevasi esser 7000 fanti e 1000 cavalli."; i ribelli si avvicinano sotto le mura presso la Piaggia Colombata dove avviene una scaramuccia tra soldati cittadini che finisce senza dar risultati; mentre proseguono saccheggi, le trattative vanno avanti "Et essendosi molto parlato insieme, il signor Orazio andò all'Olmo, dove stava il signor Gentile, e si abbracciarono e baciarono, e beverono e parlarono a lungo assieme. La sera, i nostri ambasciatori tornarono a Perugia al tardi, con dire che la pace era fatta"(5).

Nel 1530 Sciro Sciri ricorda "... come questo dì 13 di settembre ritornò in questa città Malatesta degli Baglione con grandissima allegrezza fatta dalli Priori e da altri con suono delle campane, e con tiro dell'artiglieria, e venne con molti cavalli, e più di 500 fanti parte nella città e parte all'Olmo e a Chiugiana (e a Fontana e per tutto il paese; della qual cosa ricevemmo molto danno nel nostro Molino). La tornata di detto Malatesta fu con volontà di Papa Clemente, e suo favore assai, e in modo che ogniuno faceva maraviglia. Benche lui salvò Fiorenza che non gì a sacco, (come ogniuno credeva): per questo ebbe tanto favore da detto Papa, che lo fece come padrone di più cose in Perugia, benché si diceva che detto Malatesta aveva ingannato li Fiorentini per venire al proposito suo con detto Papa Clemente."(10).

Nel 1656 in Fontana sono censite 162 anime e nel 1736 sono 143; nel 1829 sono 214 anime e nel 1861 266 persone, 42 famiglie e 42 case(11).

Le chiese

Pieve di San Giovanni. Nel 1136 Innocenzo II conferma all'episcopato perugino il possesso della "plebem de Fontano cum capellis suis"(la pieve di Fontana con le sue cappelle)(12); nel 1163 l'Imperatore Federico I Barbarossa riconosce ancora al Vescovo tutti i diritti su una serie di chiesa, tra cui la "plebs de Fontana"(13).

Oltre al distretto, anche la "Plebs Fontane" in P. Eburnea è tra le ville, castelli ed enti religiosi del contado perugino tenuti a pagare la "impositio bladi", l'imposta straordinaria del 1260(2).

Tra il 1332 e il 1334 "dompnus Niccholaus plebanus" assolve al pagamento delle decime alla diocesi di Perugia per la "plebis S. Iohannis de Fontana"(14).

Nella lista delle chiese dipendenti dall'episcopato perugino nel sec. XIV, risulta anche la "Ecclesia plebis Sancti Iohannis de Fontana"(15). Nel tempo le campagne vengono riorganizzate e di conseguenza le pievi perdono le loro secolari funzioni amministrative; ritengo che il successivo parziale mutamento del titolo della pieve di S. Giovanni è dovuto a questo passaggio o a una sua rifondazione*5.

La chiesa di S. Giovanni, identificata con "ante Portam Latinam", è iscritta nei catasti del 1489 dove risulta avere 6 appezzamenti di terra(2); questa chiesa pare essere stata edificata con questo nome per portare in questi luoghi la memoria dell'omonima e celebre chiesa di Roma "ante Portam Latinam" costruita da Adriano I nel 772(8); Anticamente il 6 di Maggio era il giorno dedicato a S. Giovanni "ante Portam Latinam" e a Perugia questo giorno era festa di precetto (cioè di astensione dal lavoro)(8).

Nel 1547 le parrocchie di S. Martino in Fontana e di S. Giovanni in Fontana si trovavano unite(16).

Tra il 1751 e il 1800 si legge che "di questa chiesa con questo titolo nelle pertinenze di Fontana non restano altro che informi macerie"(8).

Chiesa di San Martino in Fontana. Tra il 1332 e il 1334 "dompno Iacobo rectore" assolve ai primi due pagamenti delle decime alla diocesi di Perugia per la "ecclesie S. Martini de Fontana"; i successivi pagamenti sono fatti da "Blaxius rector" per le "ecclesie S. Andree de Simpliciano et pro ecclesia S. Martini de Fontana"; Blasio effettua altri differenti pagamenti per le due chiese(14).

La "Ecclesia Sancti Martini de Fontana" si trova nell'elenco delle chiese dipendenti dall'episcopato perugino nel sec. XIV(15).

La chiesa di S. Martino è iscritta nei catasti del 1361 e del 1444 con 5 libre, nel 1489 e nel 1510 con 60/61 libre, nel 1493 le sono registrate 25 libre(2); nel '500 stila un proprio particolare catasto(8).

Nel 1547 le parrocchie di S. Martino in Fontana e di S. Giovanni in Fontana si trovavano unite(16).

Nel 1558 la chiesa senza cura d'anime di S. Lazzaro nella Villa di S. Ermanno o di S. Manno (Ferro di Cavallo), che in quest'anno il Vescovo Ippolito della Corgna unisce al Collegio de Gesuiti, risulta soggetta alla parrocchia di S. Martino(8).

Nel 1565 si ha la prima notizia della presenza del fonte battesimale nella chiesa di S. Martino in Fontana(16); l'attività parrocchiale è documentata a partire dal 1668(17).

Tra il 1751 e il 1800 in S. Martino in Fontana "ancora si celebra [...] la festa di S. Giovanni Evangelista"(8). E' probabile che il fonte battesimale e la festa di S. Giovanni provenissero dalla pieve di S. Giovanni che in questa data è descritta in rovina.

Nel 1834 questa parrocchia è provvisoriamente unita a parte della parrocchia di S. Pietro in Chiugiana resasi vacante nel 1833(16).

Nel sec. XVIII a questa chiesa viene rifatta la soprastruttura di un abside, nel 1846 è costruito il campanile (una targa in terracotta testimonia l'intervento), nel 1940 viene restaurato il tetto e nel 2000 è tolto il tabernacolo sulla parete di fondo all'altare(18).

Nella visita pastorale del 1947, si riporta che l'oratorio di S. Pellegrino in Olmo apparteneva alla parrocchia di Fontana(18).

Nel 1948 il parroco di S. Martino di Fontana, don Dario Pasquini, fonda la Scuola materna di Olmo; l'opera pia, tuttora funzionante; lo scopo originale era di accogliere e custodire bambini e bambine da tre a sei anni, appartenenti a famiglie povere locali(17).

Nel 1981 viene tolto parte del territorio di S. Martino di Fontana per cederlo alla nuova parrocchia di S. Giovanni apostolo alla Valle in Olmo di Perugia. Dal 1997 il parroco delle parrocchie di Olmo e Fontana è condiviso anche con la parrocchia di S. Pietro Apostolo in Chiugiana(16).

Chiesa di San Pellegrino di Olmo. Tra il 1332 e il 1334 "Paulus rector" assolve al pagamento delle decime alla diocesi di Perugia per la "ecclesie S. Peregrini de Fontana"(14).

Nella lista delle chiese dipendenti dell'episcopato perugino nel sec. XIV, è anche la "Ecclesia Sancti Pelegrini de Fontana"(15).

Nel 1477 questa chiesa fu conferita come beneficio ecclesiastico col titolo di Cappellania dal Vescovo Iacopo Vagnucci(8).

La chiesa di S. Pellegrino è iscritta nei catasti del 1489 dove risulta avere 4 appezzamenti di terreno(2); nel '500 circa è redatto il suo personale catasto(8).

Nel 1590 il beneficio di questa chiesa è conferito a D. Filippo Banella, che diviene poi Vicario Arcivescovile(8).

Tra il 1751 e il 1800 si narra che "Nella villa dell'Olmo, sulla strada pubblica, vi è una stanza nella quale si alloggiavano i pellegrini; e nelle cui pareti essendo dipinti alcune figure nel 1600, coll'esame giudiziale di più testimoni fu pensato che questo era l'antico Spedale dell'Olmo"(8).

Durante la visita pastorale del 1947, la chiesa di S. Pellegrino in Olmo è menzionata come oratorio appartenente alla parrocchia di Fontana(18).

Negli anni '60 è stato creato un corpo a 'T' ottenuto sfondando la nicchia del vecchio altare, tra la parte vecchia e la nuova della chiesa c'è un gradino; negli anni '70 nel presbiterio è stato eseguito un intervento strutturale(18).

Chiesa di Sant'Alessio. Tra il 1332 e il 1334 "Petrus rector dicte ecclesie" assolve al pagamento delle decime alla diocesi di Perugia per la "ecclesia S. Alexii de Fontana"(14).

La "Ecclesia Sancti Alexij de Fontana" è nell'elenco delle chiese dipendenti dall'episcopato perugino nel sec. XIV(15).

La chiesa di S. Alessio è iscritta nei catasti del 1489 dove risulta avere 1 pezzo di terra(2).

Tra il 1751 e il 1800 questa chiesa viene descritta diruta(8).

Chiesa della Santissima Trinità di Monte Malbe. Della chiesa della SS. Trinità di Monte Malbe se ne parla nella sua pagina (vedere Chiesa della Santissima Trinità).

Tra il 1751 e il 1800 nella villa di Fontana vi erano (e forse alcuni ci sono ancora) altri oratori: Edificata nel 1775 è la chiesa di S. Serafino cappuccino e di S. Ferdinando Re di Spagna, annessa a una casa di campagna dell'allora Ferdinando Purrini e nella quale sull'altare v'è un quadro, opera di Franco Appiani, rappresentante la Vergine e i due Santi detti sopra; l'Oratorio di S. Francesco d'Assisi della Nobile Famiglia Alfani annesso a una loro casa di campagna poco distante dall'Olmo; l'oratorio di S. Agnese dei PP. Dominicani di Perugia che vi hanno annesso un'abitazione nel luogo chiamato 'il Colle' vicino Fontana(8)*6.

 

Ricerca e Sintesi

Strade e posti

Fonti

(1) Studi sull'Umbria medievale e umanistica.

(2) Città e territorio tra medioevo ed età moderna.

(3) Documenti di storia perugina.

(4) Storia di Perugia dalle origini al 1860.

(5) Cronaca della città di Perugia.

(6) La cronaca del Trecento Italiano 1351-1375.

(7) Della historia di Perugia.

(8) Belforti-Mariotti.

(9) Cronache della città di Perugia 1393-1561.

(10) Cronache della città di Perugia 1503-1579.

(11) La popolazione dello Stato Romano/Indice alfabetico di tutti i luoghi dello stato pontificio/Topografia statistica dello stato pontificio.

(12) Acta pontificum romanorum inedita.

(13) Le più antiche carte della cattedrale di San Lorenzo di Perugia.

(14) Rationes decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV.

(15) In margine ad una carta geografica delle chiese, dei monasteri e degli ospedali della Diocesi e del contado di Perugia nel sec. XIV.

(16) Le fonti per lo studio della popolazione della Diocesi di Perugia dalla metà del XVI secolo al 1860.

(17) Archivi SIUSA.

(18) chieseitaliane.chiesacattolica.it

Note

*1 La fonte(2) ipotizza che vi fosse una seconda villa Fontana; la stessa fonte riporta un elenco delle località che dovevano occuparsi della manutenzione della strada per Marsciano, cioè via Settevalli, e tra v. Pillo (Ponte della Pietra) e v. Pila risulta un lungo tratto di strada di responsabilità di v. Fontana; un'altro fatto che sicuramente è stato preso in considerazione è il vedere indicata v. Fontana nel rione di Porta Eburnea nei registri civici del 1258 e 1282.

Dico subito che di una v. Fontana differente da quella di Monte Malbe non ho trovato traccia; in tutti gli elenchi dei borghi perugini non ci sono mai due v. Fontana nello stesso anno com'è per esempio per i due castelli di Monte Nero in P.S.P. e in P.S.A. o per le v. Migiana di Monte Tezio. Nelle carte attuali, presso Ponte della Pietra e Pila ci sono alcuni vocaboli chiamati Fonte, Fontanelle ecc. e la stessa fonte(2) cita in questi luoghi un "locho dicto la Fontanella dei Coglie" che però sono tutte piccole gruppi di case che nulla hanno a che vedere con il distretto di v. Fontana.

In conclusione ritengo che ci sia stata una sola villa Fontana, quella di Monte Malbe; del perché è stata indicata in tre diversi rioni e perché avesse in custodia un lungo tratto di v. Settevalli in P. Eburnea non so dare nessuna spiegazione certa.

*2 Si trova scritto che "in vocabulo dicto el Pantano" (probabilmente è l'odierno omonimo vocabolo che si trova verso valle rispetto a Chiugiana coordinate GPS 43.09962, 12.30174), risalendo Monte Malbe si arrivava "usque ad quadam viam per quam itur ad villam Lacugnani que est ex parte inferiori dicte strate et usque ad quodam aliam viam per quam itur ad villam Fontane que est ex parte superiori dicte strate" (fino ad una certa strada dalla quale si va alla villa di Lacugnano, che è dalla parte inferiore di detta strada, e fino ad un'altra strada per la quale va al paese di Fontane, che è dalla parte superiore di detta strada)(2); di questa seconda strada "superiore", tra Chiugiana e Fontana, se ne parla anche nel contratto del 1242; la strada che da Corciano scendeva per andare a Lacugnano è quella che presso Ellera incrocia la s. Trasimeno Ovest.

*3 A narrare questo fatto sono sostanzialmente le fonti(7) e(8); la fonte(7) dice che dal Consiglio fu "ordinarono che si facesse il Castello di Fontana", mentre la fonte(8) scrive una volta "che si fabbricasse un castello di nuovo", un'altra "che il Castello di Fontana si rifacesse di nuovo"; la fonte(8) sembra quindi intendere che il castello dell'Olmo sia stato ricostruito dove prima ce n'era un'altro; considero più corretta la fonte(8) perché è più dettagliata ed è stata scritta considerando tre testi, compresa la stessa fonte(7); è poi difficile credere che siano stati concessi solo otto mesi di tempo per costruire la fortezza per intero (da fine aprile alla fine dell'anno).

*4 Le fonti(7) e(9) danno versioni differenti: La fonte(7) comprende "il Castel dell'Olmo" tra quelli presi dalle truppe papali e fiorentine mentre la fonte(9) dice che, al termine di tutto, fiorentini e papali "se ne levarono senza avere detto castello"; analizzando nel complesso i fatti, immagino che il castellano del castello dell'Olmo abbia consegnato il castello agli invasori e ribelli senza fare resistenza e che questi compiaciuti glie lo abbiano lasciato in custodia.

*5 la fonte(8) sostiene che l'antica pieve di Fontana, che nelle citazioni più antiche manca di uno specifico titolo, sia la chiesa di S. Martino; credo che la ragione di questo riconoscimento sia dovuta al fatto che la fonte(8) non conosceva altre citazioni come quella del 1332-34 "plebis S. Iohannis de Fontana"(14) e nel sec. XIV "Ecclesia plebis Sancti Iohannis de Fontana"(15).

*6 Nelle carte un vocabolo "Il Colle" è poco a nord-est di Fontana (coordinate GPS 43.11702, 12.328311).

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Coordinate GPS 43.112976, 12.324268

Chiesa di San Martino di Fontana
Chiesa di San Martino di Fontana
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Strade e Posti

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