Abbazia di Santa Maria Valdiponte di Montelabate

I

l 21 novembre 969, "Giovanni XIII papa distrae dal patrimonio apostolico, in favore di Pietro abate e due suoi successori, il monastero di S. Maria nel comitato di Perugia, in località Corbiniano, con tutte le sue pertinenze, affinché essi possano riedificarlo e ripristinarvi la vita monastica secondo la regola di s. Benedetto, con l'obbligo di cantare cento messe all'anno per la redenzione della sua anima, e decretando inoltre che dopo la morte dei tre abati il monastero torni sotto la completa giurisdizione della Chiesa romana."(1).

La concessione comprende "monasterium ipsum in integro cum cuneta loca urbana vel rustica, idest massas, casales, fundos, universa predia culta vel inculta longe lateque omnia in integro, sicuti a priscis temporibus eiusdem cum omni pertinentia fuisse dignoscuntur vel quod a modo inantea a fidelibus christianis inibì oblata fuerint, cum omnibus finibus terminis"(il monastero stesso, unitamente al muro, luoghi urbani o rurali, cioè poderi, casolari, fondi, tutte le proprietà coltivate o incolte in lungo e in largo, tutto nella sua interezza, come fin dall'antichità si riconosce che apparteneva allo stesso con tutto o che è stato offerto dai fedeli cristiani poco prima che lo fossero, con tutti i confini) e si ribadisce che "Quia vero monasterium ipsum destructum esse videtur, tuo namque studio tuoque labore reedificare et ad pristinum revocare statum desideramus"(poiché il monastero stesso sembra essere stato distrutto, con la tua diligenza e fatica desideriamo ricostruire e rievocarlo al suo stato precedente)(1). Le ragioni della soppressione del precedente monastero non si conoscono, si può solo provare a immaginare che anch'esso sia stato colpito dalla crisi morale che sconvolse la cristianità (soprattutto romana) in questo secolo.

"Decisivo per le successive fortune del cenobio fu il momento della sua diretta soggezione alla Santa Sede e dello svincolamento da qualsiasi pretesa del potere episcopale locale. A questo traguardo Valdiponte giunse in modo non propriamente lineare, nel corso di una vicenda che la vide accomunata ad altre due importanti istituzioni monastiche del territorio, nuovamente S. Pietro di Perugia e San Salvatore di Monteacuto.".

"... I secoli XI-XII costituiscono, per il monastero, la fase di espansione della proprietà fondiaria e di affermazione della propria posizione egemonica su un vasto territorio, che, senza contare le aziende più distanti e isolate, raggiungerà a ovest il lago Trasimeno, a sud la città di Perugia, a est si estenderà anche all'interno della diocesi di Gubbio, a nord fino all'attuale Umbertide. Il meccanismo di costruzione di tale fortuna è quello tipico delle fondazioni monastiche del periodo, le donazioni pro anima o le cessioni di diritti...".

"A partire dal XIII secolo...", "... le donazioni e le acquisizioni si fanno più rare, e cedono il posto a sempre più numerose concessioni enfiteutiche o di livello, di media e lunga durata, di terreni di proprietà dell'abbazia a laici della zona dipendenti dal monastero....".

Il XIII è il secolo di maggior attività e fortuna per Valdiponte: Nel 1259 fu sede per la stipula di un compromesso i comuni in lotta di Perugia e Gubbio; nel 1277 assieme ai principali enti religiosi contribui alla realizzazione dell'avveniristico acquedotto e della Fontana Maggiore di Perugia; nel 1279 l'abate partecipa alle trattative per giungere alla nomina congiunta di due giudici preposti alle cause vertenti fra gli ecclesiastici e i laici della città e del contado. Nello stesso periodo, nel monastero vengono effettuate numerose imprese architettoniche ed edilizie: Nel (1205-1222) viene riedificato il chiostro, nel 1234 la chiesa è restaurata insieme al coro; nel 1269 viene costruito il campanile; viene fatto affrescare da un artista ignoto la sala del capitolo; nel 1297 si fabbrica la loggia superiore del chiostro per averla a livello della chiesa; nel 1315 si realizza un nuovo portale con un rosone.

"Il XIV secolo porta un deciso e importante rinnovamento nelle modalità di gestione delle proprietà...", e una "... rinuncia, con i suoi abati, ad avere un impatto sull'ormai troppo complessa e consolidata realtà sociale cittadina, come anche sulla sua vita religiosa.", "... la situazione raggiungerà una fase critica all'inizio del XIV secolo, [...] e soprattutto nel 1318 [...], quando si profilò una vera e propria 'fronda' di scontenti".

"Nel 1404, dopo la morte dell'ultimo abate regolare, Giacomo, l'abbazia diventa commenda, della quale a lungo (1527-1651) saranno titolari i membri della famiglia Cesi di Todi: ciò influisce negativamente sulle vitalità e capacità di iniziativa tipiche dell'antico cenobio".

"La fine del XVI secolo è un momento di riorganizzazione dell'archivio, operazione resasi necessaria da contingenze pratiche come la risoluzione di controversie patrimoniali ...".

"La decadenza del cenobio prosegue inesorabile nel XVII secolo, tanto che, alla morte dell'ultimo monaco, Pompeo Berardi, l'abbazia viene secolarizzata. La regola vi viene reintrodotta solo nel 1749: in quel periodo (1743-1754) è abate commendatario il cardinale Filippo Monti, che si mostra maggiormente sollecito dei suoi predecessori nella cura dell'abbazia, finanziando operazioni di restauro architettonico e impegnandosi nel recupero dei diritti e dei beni del monastero. Quando i cistercensi ripresero possesso dell'abbazia, la Chiesa versava ancora in uno stato di grave degrado ed era adibita a granaio al quale avevano accesso le bestie da soma.".

"Dopo la parentesi repubblicana e napoleonica, in cui anche il cenobio di Valdiponte viene soppresso e i suoi beni espropriati (1808-1815), la definitiva chiusura del monastero avverrà nel 1859-1860, con l'allontanamento del già ricordato d. Alberico Amatori, che ne è stato l'ultimo abate e il primo estensore di memorie storiche.".

Dopo la chiusura del 1860 l'abbazia venne venduta al marchese Medici che la trasformò in villa e fattoria. Nel 1959 fu acquistata dal senatore Gaslini ed è ancora oggi proprietà della Fondazione Gaslini di Genova.

 

Ricerca e Sintesi

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Fonti

(1) Le più antiche carte dell'abbazia di S. Maria Val di Ponte.

Sintesi da wikipedia.

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