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el 173 a.c. Roma è impegnata nella campagna militare nel territorio dei Liguri Statellati, "Indi a due anni continuarono i Liguri nella loro pertinacia; ma M. Popilio Console gl'incontrò nel tenitorio Statellate vicino alla terra di Caristo, dove si erano raunati tutti i Liguri, e venuto con essi a battaglia ne mandò a fil di spada diece mila; e ne prese settecento; per lo che i Liguri rimasti, vedutosi doppo tante ruine ridotti a pochi, si dierono al Console senza far patto alcuno & egli tolse à tutti l'arme, distrusse Caristo, e vende quegli; e i loro beni all'incanto. E fama, che la Cohorte Petugina comprasse di costoro grandissima quantità, acciò in servitij bassi gli ritenessero ne' loro villarecci ergastoli; e che à questi fosse assegnato il territorio de'monti, e delle colline, che sovrastanno al fiume Chiago, ò poco lontano, ne' confini di Perugia, e di Ogobbio, dove furono loro fabricati due Ergastoli nella sommità di quei monti; e dal nome della desolata loro Patria si chiamarono Caristo, benche poi in processo di tempo l'uno di essi (divenuti di Ergastoli buoni Castelli) tolta la differenza della grandezza, Caristello fosse detto."(1)(2)*1.Le poche notizie sulla borgo agricolo 'fortificato' di Carestello si confondono con quelle di una località omonima non molto distante che si trova nel comune di Gubbio*2.
I primi signori di questa località che si conoscono sono i fratelli Taduccio e Andrea (figli di Mafei) "de Carestello" (1257); questi sono citati nell'elenco dei magnati del contado perugino di P. Sole nel 1260(3).
Pur gestendo gli affari della tenuta, Taduccio d. Mafei sembra comunque risiedere in città, difatti nel censo 1285 è allibrato per 800 libre come cittadino di Porta S. Susanna, nella parrocchia di S. Giovanni Rotondo(3).
Almeno in questa fase storica, il vicino monastero di S. Maria di Valdiponte non risulta avere interessi in questo borgo, a differenza delle località vicine come ad esempio presso Civitella Benazzone.
Nel 1293 il monastero di S. Maria di Valdiponte offre in concessione enfiteutica a Taduccio del fu "Mafei de Carestello" ed i suoi figli, tra cui Egidio e Bernarduccio, un terreno nella curia di Civitella "Bonizonum" vicino ad un "molendini et gualcherie" (mulino e gualchiera, macchinario idraulico usato per la follatura dei tessuti); il mulino dovrebbe essere il "molendinum Bonciorum" di proprietà del monastero, lungo il torrente Ventia, non distante da Carestello(3)*3.
A confermare dell'inurbamento di Taduccio, nel 1298 il figlio Egidio della parrocchia di S. Giovanni Rotondo in P. S. Susanna è multato per non aver dato prova a delle accuse fatte(3); i nipoti di Taduccio, "Theus Bernardutii de Carestello et fratres eius"(Teo di Bernarduccio di Carestello e fratelli) e i "Filii domini Egidii Tadinulii de Carestello"(i figlio di Egidio di Taduccio di Carestello), sono iscritti nel Libro Rosso del 1333 tra i nobili di Porta S. Susanna di Perugia(2)(3)(4).
In un censiemnto di ville e castelli di Perugia del 3/4 del sec. XVI, nella "Villa de Carestello" si contano 4 fuochi(famiglie)(5); in tuti gli altri censimenti Carestello è assente.
"Carestello" è raffigurato nella mappa del territorio perugino di Ignazio Danti del 1577-1580.
Nel 1751-1800 Belforti Martiotti cosi descrive il caseggiato: "In distanza di un miglio dal castello di Monte l'Abate è Caristello, luogo ora di poche case coll'avanzo di due tori in una delle quali si vede inciso in pietra il nome de Baglioni"(2).
Nel 1875 Bonazzi irride i tentativi di Fanusio Campano e Felice Ciatti di cercare inutilmente gloriose origini, antecedenti al 1200, delle nobili famiglie perugine, tra le quali nomina anche quella dei Carestelli(6).
In Carestello, o nelle sue vicinanze, era la chiesa di S. Sergio.
Pasquale II del 1110 conferma al monastero di S. Paolo di Valdiponte il possesso dei suoi beni costituiti dai fondatori come patrimonio di esso e tra questi include la "quartana partem plebis sancti feliciani. et ecclesiam sancti Sergi"(quarta parte della pieve di S. Feliciano, e la chiesa di S. Sergio)(7); nel 1136, tra i beni confermati da Innocenzo II al vescovo di Perugia sono "In valle Pontis plebem sancti Feliciani cum capella sancti Sergii et aliis capellis ad eam pertinentibus"(In Valdiponte, la Pieve di S. Feliciano con la cappella di S. Sergio e le altre cappelle a essa appartenenti)(8); nel 1169 l'imperatore Federico I conferma al vescovo la sola "plebs Sancti Feliciani"(9); nel 1193 Papa Celestino III conferma all'abbazia di S. Paolo di Valdiponte la sola "Ecclesiam sancti Sergij"(7); nei registri del sec. XIV, la "Ecclesia Sancti Sergij" e la "Ecclesia plebis Sancti Felitiani de Civitella prò tertia parte"(... per una terza parte) sono confermate dal monastero di S. Paolo di Valdiponte, ma anche all'episcopato perugino è confermata la "Ecclesia plebis Sancti Feliciani de Civitella Boniççonis"(evidentemente con due terze parti)(10).
Queste informazioni appaiono contraddittorie ma provo a spiegarle in sintesi: va premesso che la chiesa di S. Sergio era subordinata alla pieve di S. Feliciano; la conferma del 1110 pare corretta e assegna all'abbazia di S. Paolo 1/4 di S.Feliciano e il pieno controllo della chiesa di S. Sergio; la conferma del 1136 appare sommaria e assegna correttamente al vescovo il controllo di S. Feliciano e, come conseguenza errata, il controllo anche di S. Sergio; la conferma del 1169 è corretta e conferisce al vescovo il controllo su S. Feliciano; la conferma del 1193 è corretta e assegna a S. Paolo l'intera chiesa di S. Sergio; i registri del sec. XIV sono corretti e danno al monastero di S. Paolo con il controllo su S. Sergio e 1/3 (nel 1110 era 1/4) di S. Feliciano mentre al vescovo il controllo di S. Feliciano.
A partire dalla fine del sec. XI i vescovi iniziano un'opera di riaffermazione delle loro prerogative giurisdizionali territoriali sulle pretese autonomistiche monastiche; l'azione perpetrata dai vescovi, volge a forzare l'appropriazione di tutte le chiese presenti nelle diocesi non pienamente possedute e cosi, come abbiamo visto sopra, anche l'episcopato perugino contende all'abbazia di S. Paolo in Valdiponte la pieve di S. Feliciano con l'annessa cappella di S. Sergio di Carestello, in Monte Nero la chiesa di S. Giustino(11) e, dal monastero di S. Maria in Valdiponte, di S. Maria (vedere Castello di Monte Nero).
Nel 1331-34 il rettore "dompno Munaldo" paga le quote delle decime spettanti alla diocesi di Perugia per la chiesa di S. Sergio; nei diversi pagamenti la chiesa è registrata come "ecclesie S. Sergii", "ecclesie S. Sergii de abbatia S. Pauli" e in fine "ecclesie S. Sergii de Carestello"(12); da quest'ultima citazione scopriamo che l'ubicazione della chiesa di S. Sergio era quindi presso Carestello*4.
Oggi il borgo di Carestello non è visitabile per la presenza della fitta vegetazione che lo sommerge; dai rovi emerge in lontananza la torre principale e, se ci si riesce ad avvicinare, le sagome dei muri e degli edifici che circondano a 'fortifilizio' l'antico caseggiato agricolo.
Ricerca e sintesi
Strade e Posti
Fonti
(1) Delle memorie annali et istoriche delle cose di Perugia.
(2) Belforti-Mariotti.
(3) Repertorio delle famiglie e dei gruppi signorili nel perugino e nell'eugubino tra XI e XIII secolo.
(4) Documenti di storia perugina.
(5) Le piante et i ritratti delle Città e Terre dell Umbria Sottoposte al Governo di Perugia.
(6) Storia di Perugia dalle origini al 1860.
(7) An umbrian abbey San Paolo di Valdiponte.
(8) Acta pontificum romanorum inedita II.
(9) Le più antiche carte della cattedrale di San Lorenzo di Perugia (1010 - 1300)
(10) In margine ad una carta geografica delle chiese, dei monasteri e degli ospedali della Diocesi e del contado di Perugia nel sec. XIV.
(11) Situazioni di conflittualità tra vescovi e monasteri in materia di esenzione (Umbria settentrionale, sec. XIII).
(12) Rationes decimarum.
Note
*1 Le località con il nome di Carestello sono due: Una è questa di Perugia, l'altra non molto distante, è nel comune di Gubbio (coordinate GPS 43.28456, 12.53353). Sempre nel comune di Gubbio e non troppo lontana da queste due v'è un'altra località chiamata Caresto, a nord-est del lago del Chiascio di Valfabbrica (coordinate GPS 43.21191, 12.6254). Nel racconto di Tito Tivio, riportato da Felice Ciatti e riproposto da Belforti-Mariotti, i profughi liguri sono insediati in due zone tra colli e monti, nel confine tra Perugia e Gubbio e in prossimità del Chiascio. E' evidente quindi che questa storia può riferirsi a tutte e tre le località. Ancora un'altra località chiamata Caresto si trova più a nord nelle Marche presso Sant'Angelo in Vado (coordinate GPS 43.65672, 12.39161).
*2 Come detto nella nota*1, di Carestello ce ne sono due e sono relativamente vicine, una in Perugia, l'altra in Gubbio e da molte fonti non sono distinte correttamente; le cose sono complicate dal fatto che il monastero di S. Maria in Valdiponte di Perugia h ainteressi in entrambe le zone.
Provo in sintesi a ordinare l'appartenenza territoriale delle famiglie riportate nella fonte(3): Gualterio (e Supolino) de Carestelle (1204-1226/1267) nel 1217 è tra i cittadini eugubini che giurano il rispetto del lodo di Pandolfo (quindi Gubbio); Gualfreduccio Caristelli (1160-1168) si trova sempre coinvolto in affari eugubini e testimone in atti stipulati in Gubbio; anche se i documenti provengono da fonte perugina (S. Maria in Valdiponte), gli eventi in cui sono coinvolti Suppolino e Gualterio di Alberto (1188-1236) avvengono esclusivamente in Gubbio. In fine la conferma nel 1170 di Alessandro III fatta alla canonica di Gubbio di "Partem castri Caristellj et in ecclesia eiusdem castri" non può riferirsi al Caristello perugino perché questo non è un castello e perché la sua chiesa di S. Sergio non dipendeva dalla canonica di Gubbio.
*3 Nelle attuali carte topografiche, un "Podere Ventia Molino" con case in rovina è in mezzo ai campi, 500m a nord-est di Carestello (coordinate GPS 43.19975, 12.46688).
*4 In ("Città e territorio tra medioevo ed età moderna"), su indicazione della fonte(2), la chiesa di S. Sergio è indicata nel castello di Civitella Benazzone.