Castiglion Fidatto

L

a proiezione Etrusca oltre il Tevere, già nel V-IV secolo A.C., traccia per la prima volta un avamposto di confine nella vicina altura di Col Di Marzo in contrasto con le popolazioni Umbre.
Chiesa di Sant'apollinare

Durante i turbolenti secoli del medioevo, l'insediamento di Castiglion Fidatto (o Castiglione dei figli di Atto) si trovava in una zona discretamente popolata che era parte dello stretto corridoio bizantino che si frapponeva tra i ducati longobardi di Tuscia e di Spoleto e che nello stesso corridoio era al confine tra il Ducato romano con Perugia e la Pentapoli annonaria (o montana) di Gubbio.

Oltre alle remote testimonianze archeologiche preromane rinvenute nel vicino Col di Marzo (vedere Col di Marzo), l'importanza nell'alto medioevo di quest'area è provata dal fatto di essere stata il luogo di residenza di un importante signore del tempo, i cui beni arrivavano fino al Tevere ad ovest e dal torrente Ventia a nord fino al confine con il territorio arnate a sud; costui è "Iohannes qui vocatur Gregorio, filio condam Iohannes de Valle de Ponte teritorio Perusino, abitantes intus castello de Castelione"(Giovanni detto Gregorio, figlio di Giovanni da Val di Ponte del territorio perugino e abitante nel castello di Castiglione)(1). Nel testamento del 995 che quest'uomo ci ha tramandato, si ha appunto, con ragionevole certezza, la prima testimonianza scritta di Castiglion Fidatto ("castello de Castelione")*1.

Giovanni di Val di Ponte
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Giovanni (detto Gregorio)
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          Ugo
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          Atto
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Giovanni   Bonatto (chierico)

Lungo la valle del Ventia si assiste a un robusto e precoce incastellamento, non proprio con il significato di nuclei di controllo territoriale, ma soprattutto di recinti fortificati costruiti allo scopo di difendere se stessi, la propria famiglia e forse anche gli abitanti della zona che ne facessero richiesta(1).

Chiesa di Sant'apollinare

La prima notizia del castello di Castiglion Fidatto è in un documento del 1050; in questo "Ugo marchio filius quondam Raginerii marchionis"(il marchese Ugo figlio del marchese Raginerio) cede al monastero di S. Maria in Valdiponte l'intera sua porzione "de curte et castello de Kastilione cum ecclesia et casis, fossis atque munitionibus" (della corte e del castello di Castiglione con chiesa e case, fossi e fortificazioni) e "de castello de Collicello cum ecclesia et casis atque fossis", entrambi nelle pertinenze della plebania di San Donato (del Ventia) nel comitato Eugubino; la rimanente porzione resta a "Iohanni de Atto"(Giovanni figlio di Atto); nel documento si precisa che il marchese Ugo aveva precedentemente ottenuto questi beni da "Bonatto clerico filio quondam Attonis"(il chierico Bonatto figlio del fu Attone (o Atto)) attraverso un altro contratto; il chierico Bonatto era certamente fratello di Giovanni d'Atto, figli di Atto, nipoti di Ugo e pronipoti di Giovanni detto Gregorio; Ugo e il padre Raginerio sono marchesi toscani; il contratto è redatto ad Arezzo, probabile luogo dove in quel momento si trovava il chierico Bonatto(1).

La parte dei beni rimasti a Giovanni d'Atto pare frammentarsi tra gli eredi, mentre il monastero, attraverso donazioni (nel 1119(1), 1131(1), 1148(1), 1150(1)(in cui si cita esplicitamente per la prima volta il nome "Castilionis filii Atonis"), 1159(1), 1176(1)(2)) e acquisizioni (nel 1212(2) e 1236(2)), finisce per avere il pieno possesso del castello e della corte.

Oltre a Castiglion Fidatto, il monastero incamera un gran numero di proprietà fondiarie soprattutto nel perugino e anche in zone relativamente distanti che poi, attraverso concessioni enfiteutiche, cede ai coloni che le lavorano. Questo tipo di concessione finirà per far disperdere con il tempo buona parte del patrimonio monastico; Castiglion Fidatto e il territorio circostante resta invece sempre legata al monastero fino ai giorni nostri.

Dopo l'alienazione del castello del 1050, nella zona non si hanno presenze signorili di rilievo, se si eccettuano alcuni possessori che dispongono anche di famiglie servili. Sono tuttavia da ricordare i "Lambardi de Castilione" che avevano un sostanzioso patrimonio fondiario oltre che in Castiglion Fidatto, in Coldalbero, Colcello, Montelabbate e altrove(3); questi erano una comunità che nei documenti si trovano operavano come un unico soggetto giuridico(2). Nel 1258, "Felutius di Benvignate" si presenta al podestà come "sindicus et ballitor de Lanbardis de Castilione Acti filiorum Iohannis"(3) e nello stesso anno, la comunità dei Lambardi la si trova iscritta nella lista tra quelle del contado del comune di Perugia e cosi è anche nel 1260(4); è significativo il volersi distinguere come comunità di etnia longobarda, non territoriale; non è da escludere che avessero una propria organizzazione sociale. Dalla fine del sec. XIII di questo gruppo non si hanno più notizie(2)*2.

Planimertia A) Castello di Montelabate (Castellaccio) B) Castiglion Fidatto

Nel 1216 in Castiglione è ricordato un conflitto risolto attraverso "un arbitrato vertente sulla contestata condizione servile di alcuni homines" e loro beni acquistati dal precedente padrone prima che questo li vendesse al monastero di S. Maria in Valdiponte nel 1212(2)(5).

I contrasti tra la comunità di Castiglione e l'Abate di S. Maria in Valdiponte emergono anche nel 1233 quando gli uomini di Castiglione riescono a ottenere il diritto di partecipare alla nomina del bailitor (baiulio), il rappresentante della signoria del castello, accordo che di fatto limita l'esercizio di alcune prerogative signorili del monastero(3). E' opportuno ricordare che all'inizio di questo stesso anno, un'altra controversia era anche nel vicino castello di Montelabate; i signori di questo castello e gli uomini che lo abitano risolvono la questione attraverso un arbitrato, con il quale si concede la libertà agli uomini del castello in cambio di metà dei loro beni e altri obblighi(3); questi due eventi sembrano quindi essere in qualche modo coincidenti.

"Castrum Castilionis" o "c. Castilionis Ati filiorum Iohannis" è elencato tra le prime comunità perugine nel 1258 e nel 1260. Nel 1282 in "c. Castilionis filiorum Acti" sono censiti 32 focolari (famiglie), nel 1489 sono 9, nel 1501 ne rimangono 7(4). E' quindi chiaro che almeno dal sec. XIII il territorio di Castiglion Fidatto faceva parte del comune di Perugia mentre la diocesi era quella di Gubbio(8)*3; all'abbazia di S. Maria restano i diritti di proprietà sulla chiesa, il castello e la corte.

Nel 1351 "Era signore di Gubbio Giovanni di Cantuccio delli Gabrielli, nimico di Perugia; e per questo nelli confini dell'una e l'altra parte si stava sempre con l'arme in mano, e si pensava in Perugia far guerra a detta città; aiutati forse da Giovanni di Cantuccio avevano condotta molta gente in Perugia per ricuperare la libertà della patria"(6).

Gli ambasciatori del Gabrielli non sono convincenti e i Perugini decidono di inviare il proprio esercito sotto le mura di Gubbio ma, quando sono pronti a dar l'assalto, arriva loro l'ordine del comune di abbandonare l'assedio e di portare tutti gli armati in soccorso dei Fiorentini assediati a Scarperia da quelli di Milano.

Febino, Castiglion Fidatto e Colcello. Ritaglio di mappa della diocesi di Gubbio. Ubaldo Giorgi, 1573. (foto Fabrizio Cece)

Gli eugubini ne approfittano e "Adi 15 de novembre nel dicto millesimo Giovanni de Cantuccio (con 500 eugubini(7) e) con la gente de l'Arcevcscovo de Milano (250(7)) cavalcaro per lo contado de Peroscia(Perugia), et vennero fina a Monte l'Abate: et apredaro molto bestiame et arsero molte case, et presero uno castello chiamato Castiglione deglie figli d'Azzo, et tutto lo robbaro e poi lo abrusciaro"(6).

Perugia è in difficoltà perché nel frattempo, oltre ad altre congiure e insurrezioni, deve mandare un contingente a contrastare gli aretini che minaccia le posizioni perugine nell'alto Tevere(7).

Il Gabrielli ne approfitta e occupa anche il vicino castello di Montelabate e preda le zone circostanti. Perugia manda rinforzi nell'alto Tevere e a Montelabate. Il Gabrielli, che nel frattempo si era spinto fino a Umbertide, tenta di prestar soccorso agli assediati di Montelabate ma viene bloccato presso un ponte sul Tevere presidiato da una guarnigione di alleati perugini. Durante un tentativo di rompere il blocco, il Gabrielli è attaccato dai cavalieri perugini di ritorno da Città di Castello che lo mettono in rotta. Per quelli del castello di Montelabate non c'è altra scelta che arrendersi(7).

L'appartenenza di Castiglione alla diocesi di Gubbio nel comitato di Perugia è ancora confermata da una citazione del 1396 di un "Laurentius Simonelli de castro Castillionis Acti dioc. Eug. et comit. Perus."(8).

Castiglion Fidatto compare ancora nelle cartine del Danti del sec. XVI-XVII ma di fatto il castello è in fase di abbandonato e di degrado mancando gli uomini necessari a garantirne la manutenzione.

La chiesetta del castello è citata, non per nome, per la prima volta nel contrato di cessione del 1050, dove si descrive il "castello de Kastilione cum ecclesia et casis", sito nella plebania di San Donato (del Ventia) nel comitato Eugubino(1).

In un altro documento del 1190 conosciamo il rettore del tempo e il nome della chiesa "dominus Rainaldus de Cono custos ecclesie Sancri Apolinaris de Casteiluni"(Rainaldo di Cono, custode della chiesa di S. Apollinare di Castiglione)(1).

Nel 1287 si restaura la casa del monaco rettore della chiesa il quale esercitava la cura delle anime(9).

Nel 1295-96 il rettore "domino Sinibaldo" della "ecclesie S. Appollenaris de Castellione abbatis", paga le decime alla diocesi di Gubbio; nel 1333 e 1334 paga le decime il rettore "Dompno Angelo" per le due "ecclesiarum SS. Paterniani et Apollenaris de Castilglone Acti Johannis"(8)(10). Le due chiese di S. Apollinare e S. Patrignano risultano ancora unite nel 1340 circa(9).

Nel 1393 conosciamo un testamento di "Petruccio Marci Neroli di Castiglione dei figli d'Azzo nel contado di porta Sole, con il quale elegge sepoltura presso la chiesa di Santa Maria di Valdiponte e lascia, alla chiesa di Sant'Apollinare di Castiglione dei figli di Azzo 10 lire di denari e 40 soldi ai frati minori del Farneto"(11).

Nel 1580 la chiesa di S. Apollinare viene divisa e date le parti ai parroci di Febino, Piccione e di S. Maria "in vigna magna" (o di Montelabate) dopo che questa diviene parrocchia nel 1578(8)(9); tutte e quattro le chiese sono soggette all'Abbazia.

In un processo del 1734 un testimone, ricordando i ricordi del vecchio padre, afferma che "S. Apollinare, vocabolo Castel Fidatto nello spirituale dipendeva da Gubbio e nel temporale da Perugia [Infatti Castiglion Fidatto era nella diocesi di Gubbio e nel comitato di Perugia].". Lo stesso testimone ricorda che "Il parroco di Febino diceva la Messa una domenica a Febino, una domenica a Colcelli e un'altra a S. Apollinare di Castel Fidatto"(8).

Negli ultimi anni della sua esistenza la chiesa e i suoi beni divengono congrui alla Parrocchia di Carestello (di Gubbio)(9); in fine si ricorda che "La chiesa, in mezzo alle macerie del castello, continuò ad esistere fino al 1818, quando fu demolita o crollò; nel 1850 si testimoniano i miseri avanzi"(8).

Oggi, tra le poche rovine rimaste del castello, in piedi sono ancora alcune parti delle pareti dell'antica chiesetta di S. Apollinare. Nell'attuale carta regionale, in cima al colle il castello non c'è più, ma c'è ancora la sagoma tratteggiata e il nome della piccola chiesa; vicino a sud v'è il rudere di un Podere con lo stesso nome.

Nel territorio di Castiglion Fidatto, diocesi eugubina, doveva essere anche la chiesa di S. Patrignano; di lei si sa solo che era dipendente dal monastero valpontese e che nel sec. XIV risulta unita a quella di S. Apollinare(9)*4.

Ad eccezione di un pastore, oggi tutta la zona è disabitata; del passato restano sono solo case coloniche in rovina e campi incolti.

Ricerca e sintesi

Strade e Posti

Fonti

(1) Le più antiche carte dell'abbazia di S. Maria Val di Ponte.

(2) Repertorio delle famiglie e dei gruppi signorili nel perugino e nell' eugubino tra XI e XIII secolo.

(3) Le signorie rurali nell'Umbria settentrionale.

(4) Città e territorio tra medioevo ed età moderna.

(5) Protesta e rivolta contadina nell'Italia medievale.

(6) Cronaca della città di Perugia del graziani.

(7) Dell'Historia di Perugia.

(8) Castelli, palazzi fortificati, fortilizi, torri di Gubbio dal secolo XI al XIV.

(9) BDSPU - Santa Maria di Valdiponte.

(10) Rationes decimarum Italiae.

(11) Archivio di Stato di Perugia, Convento di San Francesco al Prato, Diplomatico 0147.

Note

*1 Giovanni detto Gregorio e figlio di Giovanni, in punto di morte, detta le sue ultime volontà in un testamento in favore del monastero di S. Maria di Val di Ponte. Nel contratto si citano numerosi testimoni tra cui suo cugino e fidecommissario "Bonizo vir maggnificus de Monte Martelli" (Monte Martelli, presso Civitella Benazzone e il monastero di S. Paolo di Val di Ponte), Ugo e Acto rispettivamente figlio e nipote (probabilmente di Giovanni/Gregorio non di Bonizo) e altri probabili parenti e "Buoni hominie", in tutto ben 19 (o 14?), alcuni dei quali avranno certamente ricevuto la loro parte di eredità attraverso altri testamenti di cui però non è giunta testimonianza.

Giovanni/Gregorio dona al monastero tre proprietà, una in Lupaccione (Oggi un vocabolo Lupaccione è poco a sud dove il Rio Grande sfocia nel Tevere, ma al tempo doveva comprendere un'area che era all'incirca tra il Rio Grande e il Rio Piccolo, dal Tevere fino a nord di Castel d'Arno), le altre due sono in Casolano e Galiano (di queste non si conosce l'ubicazione). Queste si trovano entro i limiti del suo vasto dominio, in un confine che, com'è descritto nella donazione, segue il Rio Maggiore (nel lato sud-ovest), il Tevere (nel lato ovest) fino ai territori longobardi (nel lato nord), altri territori longobardi (nel lato est) e la "curte de Arne quo est massa Sancti Petri" (nel lato sud-est) fino riprendere il Rio Maggiore.

I confini a sud sembrano descritti più dettagliatamente forse perché le località oggetto della donazione (Lupaccione, Casolano e Galiano) si trovano proprio a sud (Lupaccione lo è certamente). Sempre il confine a sud è indicato a sud-ovest dal corso dal Rio Maggiore, a sud-est con i territori de "la curte de Arne quo est massa Sancti Petri" (la corte di Arna nel patrimonio romano di S. Pietro), forse perché sud-est il corso del Rio Maggiore di non coincideva con il confine.

Le terre confinanti a nord e a est sono molto sommariamente indicati come longobardi; a nord sono sbrigativamente considerate longobarde anche quelle del cugino Bonizzone "vir maggnificus de Monte Martelli" di Civitella Benazzone. La qualifica di "vir magnificus" del cugino Bonizo era un titolo politico/militare Bizantino di cui n'era rimasta traccia nelle aree periferiche meridionali del territorio ravennate di Senigallia e Gubbio ("Perugia: Da ducato Bizantino a comune cittadino"); longobarde sono anche le terre di Gubbio a nord-est. I confini di quest'area non erano strettamente dipendenti dall'origine etnica o dalla forma politica in essere, è il caso di ricordare il gruppo sociale dei Lambardi di Castiglione che pur risiedendo appunto presso Castiglion Fidatto nel perugino, era un gruppo sociale autonomo con probabilmente una propria organizzazione; è significativa una 'bella' frase in un contratto di donazione fatto presso Galgata (4 km a nord-est di Castiglion Fidatto) da proprietari privati al monastero valpontese nel 1054: "... donationis secundum nostram legem Langobardam dare omnem terram quantamcumque nos abemus in toto territorio Egubino ..." (donazione secondo la nostra legge longobarda a dare tutta la terra che in qualsiasi modo abbiamo in tutto il territorio eugubino)(1).

Di fatto Perugia non aveva il controllo (o pieno controllo) di Civitella Benazzone visto che le sarà annessa, assieme alla corte d'Arna, nel 1186 da Arrigo VI. L'atto di fondazione del monastero valpontese del 969 specifica che questo era "ponitur in comitatu Perusie, loco qui vocatur Corbiniano"(1); lo stesso testamento del 995, come altri successivi, confermano Valdiponte nel territorio perugino e afferma anche che Giovanni, padre di Giovanni/Gregorio, è originario "de Valle de Ponte teritorio Perusino". In effetti, frapposti tra Civitella Benazzone a nord (longobarda ?) e l'arnate a sud (Patrimonio romano pontificio), i territori di Giovanni/Gregorio e di S. Maria in Valdiponte non sono tra quelli concessi a Perugia da Arrigo VI nel 1186 perché evidentemente erano già un 'avamposto' sulla riva sinistra del Tevere pienamente soggetti a Perugia.

La vastità della proprietà della famiglia d'origine dei cugini Giovanni/Gregorio e Bonizo e di chissa quali altri cugini e fratelli che non conosciamo si può solo immaginare; con certezza comprendeva le terre in Ponte Pattoli, Civitella, Castiglio Fidatto, di Colcelli e forse anche di Febino nella valle del Ventia (vedere Colcelli e Castello di Febino) e comprendeva un'area che a sud arrivava fino all'arnate e al Rio Maggiore e a ovest fino al Tevere; i limiti dei domini di questa famiglia a nord e nord-est superavano i confini di Perugia.

Infine il documento del 955 riporta della presenza di un secondo "vir magnificus", "Petrus", e di altri tre testimoni omonimi del cugino "vir magnificus" Bonizo; Bonizo è un nome ricorrente nei secoli successivi nell'area di Civitella e Ponte Pattoli; un Bonizo aggiunge il suo nome a quello di Civitella, nel 1166 detta appunto "Civitelle Bonizonis"(1) o "Civitelle Bonizonum"; un Pattolo darà il nome a Ponte Pattoli, anche lui quasi certamente erede di questa famiglio(2)

*2 Oltre ai "lambardi de Castilione" vi erano altre comunità minori a distinguersi come longobarde: I "lambardi de Agello", i "lambardis de Casalecole" (Gubbio), i "lambardi de Cocetola" (Coceto) e forse anche in Rance (presso Monte Colognola)(2).

*3 Il passaggio di Castiglion Fidatto dal comitato eugubino a quello perugino è certo ma non si conosce la circostanza. Nel 1050 sia Colcelli che Castiglione fanno parte di Gubbio mentre nel 1258 sono entrambi con Perugia. Le ostilità tra i due comuni di inizio sec. XIII sono (apparentemente) risolte con il lodo Pandolfo del 1217 che stabilisce, tra le altre cose, il passaggio di Colcelli a Perugia con cui vi rimarrà per almeno un secolo, ma di Castiglion Fidatto non si hanno notizie.

*4 Incerta è la chiesa di S. Angelo di Febino che, a dispeto del nome, la fonte(9) indica nel territorio di Castelfidatto; credo in realtà che la posizione di questa chiesa vada trovata nell'area compresa tra Col di Marzo, Febino e Galgata (vedere Galgata).

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Pareti rimaste della chiesa di Sant'Apollinare
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 Castiglion Fidatto

Strade e Posti