Il castello
L
a prima notizia di "ville S. Iuliane" di Porta S. Angelo (come villa?) risale al 1250 quando alla comunità di questo luogo e ad altre è inflitta una multa dal tribunale di Perugia per non aver partecipato alla spedizione militare e al cerimoniale di sottomissione di Citta della Pieve(1)."Castrum S. Iuliani" e "c. Sancte luliane" è presente nelle prime liste delle comunità perugine del 1258 e 1260; nel 1278 in questo castello sono censiti 28 focolari(famiglie), nel 1282 sono 24/28(2). In altri elenchi del 1380, 1410 (nel quale si contano 91 bocche), 1428 e fino al 1429 "castrum Sancte luliane" continua ad essere definito sempre castello(3), mentre in quelli successivi fino agli ultimi anni del sec. XV, Santa Giuliana in P.S.A. è indicato come villa o loco(2). Nel 1438-39 nella villa sono censiti 19/12 focolari, nel 1499-1501 nella villa e poi castello sono censiti 34/39 focolari(2).
Nel marzo del 1262 Guglielmo, abate del monastero di S. Salvatore di Monte Acuto, concede in enfiteusi a due sindaci del "comune et universitas" del castello di S. Giuliana, "totam iurisdictionem et curiam"(tutta la giurisdizione e la cura) del castello stesso, insieme alle fortificazioni e alla torre, eccetto i casalini e la cinta muraria che restano del monastero ma vengono concessi agli abitanti allo stesso titolo di prima; l'alienazione avviene solo in favore dei "comunes homines"(uomini comuni) del castello, escludendo quindi gli estranei, i "magnates" e i "suppositi" di chiunque(4). La concessione senza una contropartita da parte del monastero pare sia la presa d'atto di una realtà già esistente; gli uomini del posto avevano infatti dato vita a strutture amministrative proprie, il "comune et universitas", che dimostrano in maniera inequivocabile la maturità politica raggiunta da questa comunità(5). Questo accordo viene riproposto e ricordato in altri successivi contratti tra il monastero e la comunità nel 1451 e, come allegato riscritto in copia semplice, nel 1527(6)(7). Il monastero mantiene diverse proprietà fuori e dentro il castello e un certo ruolo 'istituzionale', come dimostra l'ampia documentazione(2)(6); nel 1783 l'abate Roberto da Montecorona scrive del castello che "... l'Abbadia n'è attualmente in possesso"(2).
Nel 1293 una disputa tra gli uomini del castello di S. Giuliana e quelli del castello di Sportacciano deve essere risolta da un lodo arbitrale avviato dall'Abate Roberto e portato a termine dal Priore Pietro(6)(7).
Nel 1332 la comunità del castello di S. Giuliana in P.S.A. è tra quelle che hanno l'onere della manutenzione di strade di loro competenza(2).
Nel 1410-11 "Paolo Orsino, e Sforza da Cotignuola, essendosi tornati verso Roma, intendendo, che Braccio con gli altri suoi fuorusciti di Perugia travagliavano in quelle parti, se n'andarono in aiuto suo con un buon numero di cavalli, & fanti, talmente che con gli altri, che v'erano prima, secondo che da gli scrittori nostri si narra, non erano meno di quatre mila cavalli con poca fanteria; Braccio, a cui era stato dato il carico di tutta la guerra, conoscendo, che gli era necessario di havere un ponte sul Tevere per poterlo passare a voglia sua, deliberò d'assalire il ponte di Pattolo...", "...con un brevissimo assalto lo prese, & passato il ponte trascorse per tutte le Castella, che sono intorno a quelle colline, & abbrusciate, & scaricate molte ville, & palazzi, e fatte una grossa preda s'appresentò alla vista della Città, ma non essendogli uscito alcuno incontra, ritornato in dieiro abbruciò Pretola, & ruinò tutte le molina, ch'erano per quelle contrade, poi se ne tornò a gli alloggiamenti, ch'erano vicino al Tevere al luogo detto Bucarello, & indi a non molti giorni essendo ito con l'esercito di là dal fiume verso la montagna glie si diedero volontariamente molte Castella, o preso per forza Pietra Melina fu data in preda a soldati, & dandosi l'assalto a Santa Giuliana Castello, non molto indi lontano, vi fu ferito Paolo Orsino in uno occhio per lo cui caso i soldati si tolsero subito da quella impresa & Braccio essendo nel colmo della vernata lasciate due compagnie alla guardia del ponte di Pattolo, & dell'altre Castella, che havea prese, se ne andò nel Todino, no già per riposarsi, ma per tenere anco da quella banda molestato il Contado di Perugia..."(8). La resistenza di S. Giuliana e l'arresto delle scorribande di Braccio nel contado di Porta S. Angelo si deve quindi al coraggio degli uomini castello e anche all'invio in Fratta (Umbertide) di un contingente guidato da Ceccolino Michelotti, fratello di Biordo(9).
Nell'ottobre dello stesso anno (1411), il Consiglio Generale di Perugia, assolve gli uomini del castello dal pagamento delle tasse sulla libra e del catasto per un determinato tempo per aver sofferto l'assedio e aver avuto gravissimi danni(10).
Nel 1413 credendosi in Perugia d'essere giunti alla pace nella lunga guerra tra Giovanni XXIII (con Braccio suo alleato) e il Re Ladislao, per pagare le ingenti spese di guerra e riavere i castelli occupati, il comune predispone di far pagare per due anni imposte straordinarie per due fuochi e due colte a tutti gli uomini, compresi i religiosi; "... e si fecero solamente essenti Deruta, Casalino, Brufa, Civitella delle benedittioni, & Santa Giuliana, perché più dell'altre Castella havevano per le guerre patito."; ma la pace ha breve durata e il provvedimento non viene eseguito(8).
Nel 1415 alcuni abitanti del castello, emigrati a Città di Castello a causa della guerra, chiedono di ritornare a Santa Giuliana: sono Cola Bartoli e Meus Luce Iacobi Gelli (quest'ultimo con la famiglia composta da moglie e cinque figli)(11).
Nei documenti a disposizione dei quattro anni dal 1411 al 1415, si legge ripetutamente di danni e patimenti dovuti alla guerra; evidentemente Paolo Orsino deve aver fatto pagare cara agli abitanti del castello la loro resistenza e la ferita all'occhio e lo stesso Braccio, diventato signore di Perugia nel 1416, non deve avere avuto simpatie per questo castello che cinque anni prima gli si era opposto. Questi fatti possono quindi spiegare il calo demografico registrato nei censi del sec. XV (i primi dopo il 1411 sono del 1438-39(2)), la conseguente mancata manutenzione delle fortificazioni con il 'declassamento' da castello a villa o loco (dal 1438(2)); solo sul finire del secolo si torna ad avere un incremento demografico (dal 1495(2)) e un borgo che torna ad essere un castello (1496-1501(2)).
Nel 1518 gli abitanti di S. Giuliana ottengono un sussidio dalla città di 30 fiorini per fare un pozzo, da prendersi l'anno venturo(10); in base alla data incisa sul bordo di una pietra, il pozzo è stato ultimato nel 1526(12).
Presumibilmente nel 1519 si dice che una "Marina di Martino da Santa Giuliana del Contado di Perugia, vessata per molti anni da un Demonio, nè anco visitati i luoghi Santi di Roma potendo esser liberata, condotta a S. Ubaldo [chiesa], compiutamente fù risanata."(13).
Un'epigrafe incisa sulla pietra di un'abitazione in prossimità del pozzo reca scritto "6 maggio 1527 ROM RUINA RUIT [fuit?] FERRO FUGAQ FAME"(6 maggio 1527 - Roma in rovina per le armi - dalla fame fuggiti); i versi sembrano scritti da due mani diverse e sembra che la seconda abbia modificato l'iscrizione originaria; la data è quella del sacco di Roma e questo aiuta a spiegarne il significato(14).
In un censiemnto di ville e castelli di Perugia presumibilmente risalente all'inizio della seconda metà del 500, nel "Castel de S. Giuliana" si contano 44 fuochi(15); nei censimenti pontifici nel 1656 in Santa Giuliana si contano 170 anime, nel 1701 168 e nel 1736 158; in Santa Giuliana di Fratta nel 1829 si contano 301 anime e nel 1861 circa 312 individui(16)*1.
Nell'ottocento la poetessa Assunta Pieralli, trascorre vario tempo della sua giovinezza in casa dello zio prete; in questi anni il canonico Antonio Guerrini della Fratta le dà le prime lezioni; come patriota ha conosciuto i principali cospiratori del tempo tra i quali Danzetta Guardabassi e il Conte Averardo Montesperelli. Divenuta letterata di fama ed educatrice, nel 1861 è stata nominata insegnante e direttrice della Scuola Normale Femminile di Perugia; a lei è intitolato l'odierno Istituto Magistrale di Perugia(9).
Nel 1936 l'azienda agraria di Montecorona inaugura con grande solennità le nuove strade in sostituzione dei vecchi sentieri che collegavano le località della vasta tenuta(9).
Nel 1949 circa nel castello vivevano una diecina di famiglie (forse una cinquantina di persone(9)), per la maggior parte braccianti che lasciavano al mattino le loro case per recarsi al lavoro, e un vecchio parroco che officiava nella chiesa del castello da oltre trenta anni(17); da un censimento del 1961 nel castello di S. Giuliana si contano ancora 30 abitanti circa(12); nella stessa epoca nel castello vi era uno spaccio di sale e tabacchi e una scuola frequentata dai bambini della zona(9)(12).
Nel 1971 un gruppo di stranieri costituisce la Comunità di S. Giuliana con lo scopo di difendere e proteggere il patrimonio artistico e storico del castello; i soci della Comunità acquistano le case del castello rilevandole dai numerosi proprietari. I lavori di ristrutturazione del castello iniziano nel 1974 terminati i quali alcuni proprietari vi si insediano stabilmente, altri periodicamente. Nel 1981 l'associazione composta dai sei proprietari originari viene sostituita da una nuova con altri tre proprietari più uno, cioè l'esecutore materiale dei lavori, in tutto 10 case più la chiesetta(12).
Le chiese
Oratorio di Sant'Antonio. Sopra la porta della chiesa del castello, si legge ancora il nome e la probabile data di erezione "Oratorium S. Antoni, 1588"(9); la parrocchia originaria doveva essere fuori le mura e era dedicata alla Madonna di Pian di Nese, quando poi è stata trasferita, ha assunto il titolo di S. Antonio, oratorio alle dipendenze di Montecorona(18).
Nel 1875 il parroco Bugiardini realizza un orto e una peschiera vicino al campanile che sovrasta l'ingresso.
Nel 1982 il vicino e antico complesso con torre e chiesa di S. Giuliana che si trova 500mt verso valle a sud del castello, è acquistato da un privato e in tale occasione il titolo della chiesa viene trasferito all'oratorio di S. Antonio(9)(18); nel 1984 la chiesetta di S. Giuliana nell'omonimo castello risulta regolarmente officiata dal sacerdote della Badia di San Salvatore di Montecorona(9).
Chiesa di Santa Giuliana. Come accennato sopra, nel territorio di S. Giuliana, fuori dal castello, v'era anche la chiesa di S. Giuliana (vedere Chiesa di Santa Giuliana)*2.
Ricerca e Sintesi
Strade e posti
Fonti
(1) I 'libri dei banditi' del comune di Perugia.
(2) Città e territorio tra medioevo ed età moderna.
(3) Documenti di storia perugina.
(4) Le signorie rurali nel l'Umbria settentrionale.
(5) Protesta e rivolta contadina nell'Italia medievale.
(6) L'Abbazia di San Salvatore di Monte Acuto - Montecorona nei secoli XI-XVIII.
(7) Dissertazione.
(8) Della historia di Perugia.
(9) Umbertide-abbazie-eremi-templi-ville-feste-folklore-sacro eremo di Monte Corona-castelli medioevali.
(10) Belforti-Mariotti.
(11) Castelli Fortezze e Rocche dell'Umbria.
(12) I castelli di Santa Giuliana, San Gregorio, Morcicchia.
(13) Vita di S. Ubaldo Baldassini da Gubbio, Canonico regolare lateranense vescovo e protettore della medesima città.
(14) Incastellamento e signorie rurali nell'Alta valle del Tevere tra Alto e Basso Medioevo.
(15) Le piante et i ritratti delle Città e Terre dell Umbria Sottoposte al Governo di Perugia.
(16) La popolazione dello Stato Romano (1656-1901)/Indice alfabetico di tutti i luoghi dello stato pontificio/Topografia dello stato pontificio.
(17) Il castello di S. Giuliana in Perusia: rivista d'arte, cultura e turismo.
(18) chieseitaliane.chiesacattolica.it
Note
*1 Dopo la confisca dei beni ecclesiastici da parte dello stato italiano, nel 1863 gli eremiti devono lasciare l'eremo di Montecorona e l'Abbazia di San Salvatore. Tutte le proprietà dei camaldolesi (2524 ha di terreni) sono date in affitto ai fratelli Santicchi e Vaiani e poi, nel 1865, sono vendute al conte Giuseppe Manni. Il 27 marzo 1871 le proprietà passano alla Famiglia Marignoli che costruiscono alla Badia una lussuosa abitazione e un importante canale d'irrigazione. Verso la fine del 1935 i Marignoli cedono la proprietà a una banca, che nel 1938 la vende al tenore Beniamino Gigli. Al profilarsi della seconda guerra mondiale, la proprietà viene venduta al gruppo I.F.I (Istituto Finanziario Italiano di FIAT); nel 1941 alla tenuta sono uniti i beni dell'azienda di Antognolla. Nel 1965 l'azienda agricola passa al gruppo S.A.I. (Società Assicuratrice Industriale della famiglia Agnelli). Nel 1979 la S.A.I. entra a far parte del gruppo Ursini ed oggi l'azienda di Monte Corona è chiamata "S.A.I. Agricola S.p.a.". Negli anni '80 si è avviata la vendita del castello di Antognolla("I castelli di Santa Giuliana, San Gregorio, Morcicchia")("medioevoinumbria.it").
*2 Nei censi del sec. XIV è registrata anche una chiesa di S. Pietro "de Anese" dipendente dal monastero di S. Salvatore(2); non si hanno altre notizie, presumibilmente doveva trovarsi vicino l'omonimo torrente.